Chi è Rutelli? tra una poltrona e l’altra…

Rutelli ricandito per la terza volta sindaco di Roma.

Considerato un giovane della nostra politica (in Italia a 50 anni si è considerati giovani).

Figlio di borghesi con lussuosa villa all’EUR, dove stanziano giorno e notte due poliziotti fissi, padre architetto e nonno direttore dell’Accademia di Belle Arti.
Gira con ben 2 macchine di scorta
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Da giovane fervente cattolico. Nel 1976 gli appare Marco Pannella in una visione mistica e si converte ai Radicali. Un colpo di fulmine, un improvviso anticlericalismo.

Infatti nel 1979 con lo scrittore Carlo Cassola fondò la rivista “L’Asino”, fortemente anti-papale. Come pacifista ed ecologista finì in carcere per aver incitato i soldati alla disobbedienza contro il nucleare, durante una manifestazione per la chiusura della centrale di Latina.
Furono anni di fuoco, nel 1980 in Sicilia, a Giarre, scese in piazza a difendere i diritti dei gay, da cui nacque l’associazione “Arcigay Rutelli“. Niente di male, i gay hanno diritto come gli etero. Rutelli fece carriera, infatti nel 93, grazie alle sue capacità o grazie a Pannella, divenne capogruppo radicale.

Ma tutte le storie hanno un termine e nell’89 il giovane Rutelli abbandonò Pannella e si mise coi Verdi, stabilendo un’altra “calda amicizia” con Bettino Craxi. Bobo Craxi scrisse di lui: “Nel PSI nessuno adottò atteggiamenti servili verso Craxi e i suoi vice come quelli che Rutelli normalmente adottava”.

Grazie ai verdi, dopo quattro anni diventò Ministro dell’Ambiente ma tutte le storie hanno un termine, così ruppe anche l’amicizia con Craxi, ma non basta, doveva proprio avercela a morte perchè si dimise per protesta contro il Parlamento che aveva negato l’autorizzazione a procedere contro Craxi. Capperi, ci doveva aver litigato di brutto.

Rutelli aveva un non so che che lo spingeva sempre a cambiare, una strana irrequietezza, per cui mollò i Verdi e aderì al patto di Mario Segni. Chissà, forse una maturazione? Comunque durò poco perchè mollò pure Segni e si iscrisse al PDS, per guadagnarsi la poltrona a sindaco di Roma.

Si avvalse dell’aiuto della moglie Barbara Palombelli, sposata solo con rito civile nel 1982, giornalista de La Repubblica, che attraverso il giornale gli fece non poca pubblicità. E’ quella stessa Palombelli che oggi da giornalista di Repubblica è passata a giornalista di Mediaset, perchè Berlusconi, si sa, paga di più; si sa, la carne è debole, e quella dei coniugi Rutelli è debolissima. E poi dicono che le televisione sono asservite al cavaliere.

L’anticlericalismo procede spedito e irruento, tanto è vero che, durante il primo mandato di Roma, issò la bandiera vaticana a Campidoglio per protesta, indicando che a Roma comandava lo strapotere del Papa. Bisogna capirlo, le pressioni della Chiesa sui politici non sono una cosuccia da niente.

Comunque fu riconfermato sindaco nel 1997, e qui avvenne il miracolo. Chissà: un sogno, una visione, un angelo, fattostà che improvvisamente Rutelli si convertì al Cattolicesimo.

Durante i due mandati si scontrò con il sovraintendente ai beni culturali Adriano La Regina, vero intenditore d’arte, quello stesso che ha stigmatizzato Veltroni per la truffa degli obelischi di Roma, mai restaurati ma avvolti per treanni nei tubi innocenti solo per guadagnarne la pubblicità che vi faceva appiccicare su.

Si precipitò a sposarsi in chiesa nel 1995 in vista dell’Anno Santo del 2000. il business di un Giubileo farebbe gola a tanti. e Rutelli non fece eccezione. Da quel momento lo vediamo a braccetto coi cardinali, e per essere più convincente si defilò per la prima volta dal World Gay Pride del 2000, Gay Pride cui non aveva mai mancato e per cui si era battuto.
La comunità gay si risentì non poco del tradimento del compagno di battaglie e Pannella commentò “Stava con noi quando aveva i pantaloni corti e ora sta coi vescovi, ha fatto la comunione in tutte le parrocchie di Roma”.
Ma la via dell’Opus Dei era ormai imboccata. Per il Giubileo aprì alla mafia ben 700 cantieri, il suo mandato era agli sgoccioli e doveva racimolare il massimo. Roma divenne invivibile con cento strade bloccate dai lavori dove, come al solito, non si vedeva mai un operaio, perchè la mafia non si sporca le mani, ma subappalta a un’aziendina che si fa i lavori uno alla volta, con pochi operai altrimenti costa troppo.

Altra prodezza: ordinò la smobilitazione del Complesso Di S. Maria della Pietà a Roma, un bellissimo parco con padiglioni fine ottocento che accoglievano i malati di mente nonchè sezioni staccate dell’Università La Sapienza dove si faceva ricerca.

Con la scusa della ricerca, un gruppo di medici, psichiatri, biologi e psicologi lavoravano in equipe per aiutare col solo ticket minimale (e spesso anche senza) una folla di malati mentali che non avrebbero mai avuto i soldi per curarsi. Ma l’ordine di Rutelli fu drastico: renderli tutti autonomi entro un anno e poi via tutti, perchè lui doveva costruire nel parco gli alberghi per i pellegrini del Giubileo, per cui tutto da demolire.

In più, nel comprensorio c’erno padiglioni che accoglievano psicotici non in grado di gestirsi, persone totalmente deliranti che vivevano lì da una vita, totalmente inebetiti e incapaci di gestirsi. Ma Rutelli assunse i cosiddetti assistenti sociali, psicologi in erba disoccupati, occupati a tempo e sottopagati, a cui ordinò di insegnare ai malati a gestirsi, fare la spesa, cucinare, pulire la casa, pagare le bollette ecc. In due anni doveva avvenire il miracolo, nonostante i malati (tutti dementi gravi che provenivano dal manicomio precedente tipo lager) avessero una paura fregata già ad uscire dal comprensorio, sia pure accompagnati.

Da notare che quel complesso sorse a fine ottocento per un’opera di carità di una nobile che la cedette al comune per accogliere gli orfani.

Ancora oggi si litiga sulla destinazione del comprensorio, perchè il suo valore fa gola a dx e sx. Un tempo sede manicomiale, con quei terribili luoghi di detenzione ove accadeva qualsiasi sopruso, giustamente chiuso per la legge Basaglia, poteva essere ristrutturato per organizzazioni sanitarie umane, ma dove non c’è business non ci si muove, e i bei padiglioni cadono a pezzi destinati al crollo.

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