La scissione all’interno del centrodestra salentino, avvenuto ad opera di Adriana Poli Bortone, comincia ad avere i suoi effetti nella maggioranza a Palazzo Carafa, sede del consiglio comunale leccese.
La giunta di centrodestra, che 2 anni fa vinse contro Antonio Rotundo, il candidato di centrosinistra, sembrerebbe infatti essere arrivata al capolinea in seguito alle lotte intestine tra PDL e Io Sud. Il divorzio del sindaco Perrone con la leader del movimento meridionalista e vice in giunta, gli assessori Martini e Battista e i consiglieri comunali (quasi tutta la quota AN, maggioritaria nel PDL 9 su 16) che si riconoscono in lei, è ormai imminente.
Sempre più vicino è infatti il momento del rimpasto con i consiglieri del Terzo Polo esclusi dalla maggioranza ( che al momento costa di 24 consiglieri su 41). Un esecutivo che sarà certamente più risicato nei numeri con il solo Wojtek Pankiewicz, ormai nella maggioranza, in odore di assessorato. Nel frattempo, l’ex candidato sindaco con la lista “Centro Moderato” scende in campo con la lista civica “La Puglia prima di tutto”, una lista che sembra essere fatta apposta per riunire tutti i Mastella salentini (e non sono pochi). Infatti anche altri consiglieri, eletti in liste civiche o addirittura nel PD sono in procinto di cambiare casacca. La posizione dell’opposizione è espressa in modo perfetto dall’ex candidato sindaco che dice no al ribaltone che consegnerebbe la città all’ingovernabilità, ma dimissioni del sindaco e nuove elezioni”. In effetti sarebbe a dir poco Prodiana una che assembla in modo confuso 21(su 42) consiglieri di ogni colore politico, con ben 5 di essi provenienti da liste di centro e centrosinistra che hanno cambiato casacca. Senza contare il fatto che il consiglio, con la transumanza di massa di consiglieri da uno schieramento all’altro, non è più rappresentativo degli orientamenti espressi dai cittadini”. In effetti in questi due anni si è battuto un vero e proprio record: ben 20 tra consiglieri e assessori hanno cambiato lista o partito!”.
Il sindaco tentenna a procedere con il rimpasto perché, oltre a temere il probabile ricorso al Tar da parte degli ex An, così verrebbe meno il patto elettorale sottoscritto 2 anni fa e potrebbe essere questa una occasione per trasformare le elezioni provinciali in un referendum su Paolo Perrone. Gli elettori leccesi di centrodestra, i tanti che hanno votato la Poli, scegliendola per 2 volte come sindaco della città, potrebbero punire il sindaco, facendo venire meno il loro consenso quando si tratterà di votare Gabellone. Senza tener conto che se né il centrodestra, né il centrosinistra dovessero superare il 50% “Io sud” diventerebbe determinante per la vittoria dell’una o dell’altra coalizione. Ecco perché questa che potrebbe sembrare una cosa sterile, in realtà potrebbe avere serie ripercussioni sulle prossime elezioni. Inoltre Il PDL avrebbe poi la quasi certezza che la Poli Bortone non si schiererebbe affatto al fianco di Gabellone, idea rincarata dalla mancanza di attacchi della senatrice verso esponenti della sinistra. Come potrebbe infatti farlo dopo aver subito a Palazzo Carafa i danni di un ribaltone voluto da Fitto e dal PDL romano? Senza contare che molti aennini, anche quelli che non hanno seguito subito la Poli potrebbe boicottare il PDL, qualora non sentisse davvero tutelata la destra nelle liste di Gabellone (cosa peraltro abbastanza probabile). Un atteggiamento imprudente sarebbe nettamente controproducente a poco più di un mese dall’appuntamento elettorale di giugno. Inoltre, ad agitare ulteriormente le acque del centrodestra è arrivata l’ammissione della senatrice di avere votato al Senato contro il disegno di legge sul federalismo fiscale, allontanandosi sempre di più dal suo ex-partito. A palazzo Carafa lo si legge come un ulteriore affronto nei confronti dello stesso ministro che ora è fortemente convinto di dover risolvere la partita con la dama di ferro della destra nelle urne e soprattutto a Lecce città.
Insomma la provincia è nettamente di destra ma, quando agli ideali si sostituiscono le velleità e gli interessi personali o di pochi, destra o sinistra contano poco, lasciando la contesa in uno stato di imprevedibilità assoluta.
Mauro De Donatis