Elezioni Regionali Francesi 2010

Oltre all’Italia, a Marzo anche la Francia rinnoverà le assemblee legislative delle proprie regioni. Il primo turno si terrà il 14/03, gli eventuali ballottaggi si svolgeranno il 21/03 ed andranno al voto tutte e 22 le regioni francesi. 
Come è noto, la Francia è lo stato centralista e centralizzato per antonomasia, diciamo più o meno dai tempi del Re Sole. Le regioni francesi hanno scarsissima autonomia, non hanno potere legislativo, non godono di un proprio statuto e non hanno potere di imposizione fiscale, ergo dipendono totalmente dai trasferimenti del governo centrale che rilascia alle singole regioni una quota delle tasse raccolte. Gli unici poteri reali detenuti dalle regioni in Francia riguardano la costruzione di infrastrutture scolastiche, sanitarie, ferroviarie, stradali etc. etc. A causa della scarsissima autonomia, spesso i risultati delle regionali francesi rispecchiano, più o meno fedelmente, l’orientamento politico della regione. La legge francese prevede che, nel caso nessuno dei candidati alla carica di governatore raggiunga il 50%+1 dei voti siano ammessi al ballottaggio tutti i candidati che abbiano superato il 10%, questo crea il cosiddetto “Triangolo”, ovvero la presenza di più di due candidati al ballottaggio. 
Questo sistema elettorale bislacco ha prodotto storture incredibili permettendo alla sinistra di conquistare regioni fortemente conservatrici come Provenza, Rhone-Alpes o Champagne Ardenne, a causa della presenza di due candidati di destra al ballottaggio, un gollista ed uno del Front National. Il clima che prepara le regionali è di grandissima incertezza e con una situazione politica che definire caotica è un eufemismo (questo per tutti quelli che continuano a sostenere che l’uninominale garantisce stabilità e semplificazione politica. La Francia è l’esempio dell’esatto opposto). Grazie all’eccentrica legge elettorale, ad un Front National particolarmente in forma e ad uno Chirac non particolarmente amato, la sinistra nel 2004 travolse i gollisti infliggendo uno storico 20-2 e strappando in un colpo solo ben 12 regioni al fronte conservatore, lasciando ai gollisti solo Alsazia e Corsica. Gran parte di queste regioni vennero però vinte al ballottaggio con la maggioranza relativa. Segno che molto probabilmente con un ballottaggio a 2 il risultato sarebbe stato assai diverso (anche se non è corretto aggiungere automaticamente i voti del Front National alla destra gollista. I voti di Le Pen non vengono solo da lì, una consistente minoranza dell’elettorato Nazionalista proviene anche dalla sinistra. Basti pensare che circa il 25-30% degli elettori di Le Pen nel 2007 votò per Ségolène Royal al ballottaggio e che la regione in cui Le Pen era più forte nel 2007 era il Nord-Pas de Calais, roccaforte storica della sinistra) Questo risultato, come è facile capire, non è assolutamente ripetibile. Il Front National è in recupero rispetto al tonfo del 2007, grazie soprattutto alla delusione verso Sarkozy, ma è ancora assai lontano dalle cifre del 2004 ed accederà al ballottaggio in molte meno regioni, permettendo così ai candidati conservatori di raccogliere la gran parte del consenso dell’estrema destra al secondo turno. 
Nonostante la popolarità del fanfarone Sarkozy sia molto bassa, l’UMP dovrebbe riuscire a preservare il ruolo di primo partito e a recuperare qualche regione. Un risultato che però resterebbe ampiamente al di sotto delle potenzialità di un centro-destra che non riesce a dialogare nè con il  Front National nè col Mo-Dem, restando praticamente privo di possibili alleanze per i ballottaggi in caso di “triangoli”. Il PSF è dato in recupero rispetto al disastro delle elezioni europee, causato principalmente dalla guerra fratricida per la leadership del partito tra la sindaca di Lille,  Martine Aubry, e la governatrice del Poitou-Charents, Ségolène Royal, (vinta dalla Aubry per un centianio di contestatissimi voti) ma ancora non abbastanza da poter scavalcare l’UMP a livello nazionale, inoltre ha combinato un pastrocchio in una regione “calda” come la Languedoc-Roussillon, dove il governatore in carica, George Freches, non contento del suo “siluramento” ha deciso di andar da solo. La Languedoc per il PSF è probabilmente persa. Non se la passano bene invece il Mo-Dem di Bayrou ed i trotzkisti di Besancenot. Bayrou, a forza di giocare con troppi forni pare sia rimasto bruciato e per lui, stando ai sondaggi, si prepara una batosta colossale. Per la gioia dei gollisti, i candidati del Mo-Dem non dovrebbero raggiungere il 10% quasi in nessuna regione, o perlomeno non in una regione “calda” (forse solo nella rossa Aquitania). Quanto ai trotzkisti dell’NPA (Nuovo Partito Anticapitalista) non sembrano aver capitalizzato il buon risultato delle europee, e scivolano al 2% su scala nazionale, riassorbiti dal PSF, non dovrebbero quindi arrivare al secondo turno da nessuna parte. Sembrano indietreggiare rispetto alle europee anche i Verdi di Daniel Cohn-Bendit (Si, proprio lui, Dany le Con, l’animatore del ’68 parigino. Per la serie, largo ai giovani. Un vero reperto di archeologia politica), comunque sempre sopra la doppia cifra. Stabile il PCF intorno al 6-7%. I Verdi ed il PCF, dove arriveranno al secondo turno, si ritireranno per appoggiare i candidati del PSF, cosa che non farebbero il FN ed il MO-DEM, qualora arrivassero al secondo turno in qualche regione. Questo da un vantaggio fondamentale alla sinistra che probabilmente manterrà la gran parte delle regioni attualmente governate, pur lasciandone qualcuna per strada.
Probabilmente, il giorno dopo, sentiremo tutti cantar vittoria. ’UMP che resta il primo partito, il PSF che mantiene gran parte delle regioni attualmente amministrate, il FN che rialza la testa. Le regioni che potrebbero cambiare casacca sono: Alvernia; Bassa Normandia; Corsica; Champagne Ardenne; Languedoc Roussillon; Provenza e Rhone Alpes, esclusa la Corsica tutte da sinistra verso destra (anche se il sogno proibito della destra è l’Ile de France, ma in queste condizioni è molto difficile). La situazione globale è però assai triste. Da una parte una destra socialistoide che scimmiotta la sinistra ed è incapace di stringere alleanze coi suoi potenziali interlocutori, che si ricorda dei
motivi per cui è stata eletta ad un mese dalle elezioni promuovendo iniziative demagogiche come il risibile (per il modo in cui s’è svolto) dibattito sull’identità nazionale o l’inutile legge anti-burqa. Dall’altra parte una sinistra
allo sbando, pasticciona ed inconcludente, incapace di approfittare dell’impopolarità di Sarkozy, ed incapace di trovare un candidato giovane e promettente che possa seriamente infastidirlo. Anziché investire su giovani promettenti e concreti come Benoit Hamon, il PSF preferisce i vecchi brontosauri pluri-tromabati e pluri-riciclati come Martine Aubry (capace di perdere nel 2002, da ministro del lavoro uscente, il suo seggio rossissimo nel rossissimo Nord-Pas de Calais) o Dominique Strauss-Kahn (il capo dell’FMI, incapace di farsi votare pure dai suoi nel 2006) o peggio gli inconcludenti esponenti dell’odiosissima gauche caviar come Ségolène Royal (che in Francia ha la stessa reputazione di Veltroni, e ho detto tutto) ed il sindaco di Parigi Bertrand Delanoe (quello che ha inventato le “Notti Bianche”. Penso che basti per capire il personaggio). Un centro che non ha ancora deciso cosa farà da grande, che dopo aver rotto una pluri-decennale alleanza con i gollisti ha tentato di creare l’Ulivo francese, salvo non riuscirci e rimanere così nel patetico isolamento, gli opposti estremismi che parlano un linguaggio di 60 anni fa, oltre a gente che usa le regionali per accumulare cariche oltre alle 10.000 già in tasca (altro che Castelli e Brunetta. In termini di cumulo delle cariche i nostri amati/odiati cugini d’Oltralpe sono i primatisti imbattuti. Basti pensare che, nessuno dei principali candidati, se eletto governatore o consigliere regionale ha la minima intenzione di lasciare la carica che già ricopre in parlamento, al governo o nel proprio consiglio comunale. Accumulo alla massima potenza). Insomma, poco da stare allegri, ed una situazione che, tutto sommato, somiglia abbastanza a quella Italiana ed in cui il vero vincitore sarà, quasi sicuramente, il partito dell’astensione.
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