USA 2010, Nevada 16/50

NEVADA
 

Capitale: Carson City

Città maggiore: Las Vegas
Abitanti: 2.600.000
Camera statale: 28 Dem, 14 Rep
Senato statale: 12 Dem, 9 Rep
Governatore: Jim Gibbons
Senatori: Harry Reid; John Ensign
Camera: 2 Dem, 1 Rep
Affiliazione Partitica
Democratici: 38%
Indipendenti: 32%
Repubblicani: 30%

Etnie

Bianchi: 62%
Ispanici: 22%
Altri: 3%
Altri: 3% 
Nativi: 2%
 
Religioni
Protestanti: 45%
Cattolici: 28%
Ebrei: 3%
Atei/Altri: 24%
 
Le sfide
Governatore 
Il Silver State è uno degli swing states per antonomasia, e dal 1980 vota per il candidato che poi risulta eletto presidente. Nonostante quindi valga solo 5 EV, il Nevada alle presidenziali è assai importante proprio per questo suo ruolo di “termometro politico” della nazione. Il Nevada è uno stato di tendenze “libertarie”, conosciamo tutti le leggi molto permissive dello stato riguardo gioco d’azzardo, prostituzione e droga. Al contempo però il Nevada ospita una cospicua comunità di mormoni ultra-puritani e conservatori che compongono il 10% della popolazione (sopra li includo tra i protestanti, anche se la cosa non è del tutto corretta). A livello geografico possiamo dire che il Nevada riflette le tendenze tipiche che ritroveremo in tutto il resto della federazione. Las Vegas, in cui risiede un quarto della popolazione, vota democratico a grande maggioranza, il partito repubblicano è invece più forte nei sobborghi di Las Vegas e nel resto dello stato, (per la verità quasi disabitato). A decidere il risultato finale quindi, di solito, è Reno, la seconda città del “Silver State” situata geograficamente nella parte nord dello stato. Il grande risultato di Obama, andato da queste parti oltre le più rosee aspettative, è stato causato dal forte aumento della popolazione ispanica in Nevada e al crollo del mercato immobiliare di cui i repubblicani si son presi la colpa. Il governatore in carica, il repubblicano Jim Gibbons è stato eletto al primo mandato con il 48% nel 2006, ed è stato trombato alle primarie repubblicane dal giudice federale ed ex procuratore generale Brian Sandoval, e non potrà ricandidarsi. Gibbons era stato travolto da una serie di scandali a sfondo erotico e quindi il GOP ha convinto Sandoval ad abbandonare la poltrona di giudice di corte d’appello onde evitare che i liberal prendessero il comando di Carson City, cosa da evitare visto che il futuro governatore avrà il gravoso compito di ridisegnare i distretti congressuali dato che il Silver State dal 2010 avrà un rappresentante in più a Capitol Hill. In campo democratico s’è scelto come candidato, Rory Reid, figlio dell’impopolarissimo senatore Harry Reid e presidente della contea di Clark (quella in cui è compresa Las Vegas). Peccato per il povero Rory che papino ultimamente in Nevada non lo possan più vedere, e che l’impopolarità del “papi” abbia effetti negativi pure su di lui. Addirittura Rory cerca di togliere il suo cognome dagli ultimi spot, proprio per evitare l’associazione con papà Harry. Per carità, mancano ancora 4 mesi alle elezioni, ma se perfino il sondaggista più liberal della federazione, ovvero Research 2000, da Reid junior indietro di 10 punti, è assai probabile che il risultato sia ormai delineato. E’ merito delle primarie, grazie a cui Gibbons è stato mandato a casa, se i repubblicani riusciranno a mantenere il controllo del Silver State. Nota di demerito invece al partito democratico, che nel Silver state non riesce ad aver ragione della sete di potere della famiglia Reid, e per fare un piacere al “Papi” invia una mezza calzetta, quando aveva a disposizione candidati molto più forti come il sindaco di Las Vegas Oscar Goodman. I sondaggi, in questo momento sono chiarissimi. GOP Solid
Senato
Può una semi-sconosciuta deputata statale battere “il più potente senatore che il Nevada abbia mai avuto” (lo dice nello spot, e non è totalmente falso)? A vedere i sondaggi che girano, si direbbe proprio che il miracolo possa avvenire. Harry Reid, senatore del Nevada da quattro mandati, rieletto  con il 61% nel 2004, ed attuale capogruppo democratico al senato è probabilmente il senatore uscente più impopolare di questo ciclo, e pure contro una candidata quasi sconosciuta come Sharron Angle, rischia di perdere il seggio. Reid ahilui, soffre della “sindrome del capigruppo”. Da qualche anno a questa parte difatti, per i capigruppo al senato è piuttosto difficile essere rieletti. Nel 2004 l’allora capogruppo democratico al senato Daschle venne battuto da John Thune, nel 2006 il capogruppo repubblicano Frist rinuncia a ricandidarsi dopo aver visto sondaggi che lo davano in pericolo, nel 2008 il leader repubblicano Mitch McConnell vince per un pelo contro uno sfidante semi-sconosciuto, ed oggi Reid rischia la batosta. I motivi di questa “sindrome del capogruppo” possono essere ricercati nel fatto che essere leader di una fazione parlamentare costringe a votare spesso provvedimenti che non incontrano il favore dell’opinione pubblica dello stato di provenienza. Nonostante la bassissima popolarità Reid è ancora convinto di farcela, grazie ai milioni di dollari che le lobbies versano per la sua campagna, e al fatto che già una volta (1998) la sfangò per un centinaio di voti. I repubblicani, con un altro candidato (ad esempio il rappresentante Dean Heller), probabilmente avrebbero già in tasca il seggio, ma nessuno dei “bigs” ha scelto di candidarsi, lasciando strada libera alla quasi sconosciuta Sharron Angle, deputata statale ed idolo locale dei “TEA Parties”. I sondaggi sono contraddittori, ma Reid è costantemente sotto la soglia del 50%, anche nei sondaggi che gli danno un lievissimo vantaggio. Obama probabilmente si impegnerà in prima persona per aiutare Reid, ma, visti gli effetti letali delle sortite di Obama in New Jersey e nel Massachussets, non so se sarà positivo per Reid l’impegno diretto della Casa Bianca. Sicuramente sanità ed immigrazione saranno in cima alla lista delle tematiche di quella che promette di essere la “storia da copertina” della tornata elettorale, grande influenza avranno probabilmente anche alcune sparate “razziste” di Reid, ed attenzione all’effetto-traino che potrebbe avere la corsa per il governatore. Reid è un leone ferito ed agonizzante, ma non è ancora del tutto morto. I repubblicani, avendo una candidata poco conosciuta stanno facendo diventare la sfida un referendum su Reid. Harry  è una vecchia volpe, potete scommettere che cercherà di trasformare la sfida da un referendum su di lui ad un referendum sulla sua sfidante. Basterà a salvarsi? Il verdetto al momento è TOSS-UP, ma occhio a cosa succederà nei prossimi mesi.
 

Camera
Il Nevada a Capitol Hill invia tre rapprentanti. Attualmente due seggi sono occupati dai democratici ed uno dai repubblicani. I repubblicani manterranno senza ombra di dubbio il secondo distretto, mentre i democratici non dovrebbero avere problemi nel mantenere il 1° distretto che copre quasi tutta l’area urbana di Las Vegas. La sfida da guardare è quella per il 2° distretto, tradizionale distretto “swing”, occupato dalla democratica Dina Titus, eletta la prima volta con il 48% nel 2008. Tutti i “freshmen” democratici e tutti i democratici eletti con meno del 55% sono in pericolo, e Dina Titus corrisponde all’identikit. Diciamo quindi 1-1, con il secondo distretto Toss-Up

Contiamo 

Senato, da 422920 a 422921.
Camera, da 111401 a 121502.
Governatori, da 91112 a 91212.
Giovanni Rettore ed il solito And-L
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