Cenni Generali
La Louisiana è il 26esimo stato di questa corsa, la sua capitale è Baton Rouge ma New Orleans è la città maggiore. Qui risiedono 4.400.000 persone ed alle Elezioni Presidenziali lo stato assegna 9 EV, spesso al GOP. Il Governatore è Bobby Jindhal. I due Senatori sono Mary Landrieu e David Vitter. Alla Camera hanno diritto a 7 rappresentanti, al momento 6-1. Camera e Senato statali hanno, rispettivamente, la seguente situazione: 53-49-3 e 23-16. Nella mappa sottostante, il territorio dello stato, suddiviso in contee e colorato con diverse tonalità a seconda della popolosità.
Affiliazione Partitica
Repubblicani: 38%
Democratici: 42%
Indipendenti: 20%
Etnie
Bianchi: 65%
Afroamericani: 30%
Altri: 5%
Senato
Abbiamo finalmente passato il giro di boa e arriviamo oltre la metà del nostro cammino. Avventuriamoci quindi nella Louisiana, stato epicentro di scandali che hanno sconvolto l’amministrazione Bush prima (vedi alla voce Kathrina) e quella Obama poi (vedi alla voce BP). La Louisiana è stata a lungo uno dei simboli del “Solid South” democratico e segregazionista. Le “Leggi di Jim Crow” e le “Primarie Bianche” impedivano de facto l’esercizio del voto a quasi tutta la comunità afroamericana, che all’epoca votava repubblicano (incredibile, ma una volta era così), e per interi decenni il congresso statale della Louisiana assomigliava alla duma staliniana in quanto completamente mono-partitica. Questo dominio era però meno granitico di quanto sembrasse all’apparenza. Erano infatti fortissime le tensioni tra i protestanti ed i cattolici discendenti dai francesi e fortissime le tensioni tra conservatori, rappresentanti del latifondo ed i populisti appoggiati dai contadini. Queste contraddizioni cominciarono ad esplodere già negli anni ’40 quando nel 1948 Harry Truman perse la Louisiana in favore del segregazionista Thurmond, presentatosi come indipendente. Nel 1956 Eisenhower si aggiudicava a sorpresa i Voti elettorali del “Bayou State” ed i repubblicani entravano nel congresso statale ed eleggevano addirittura un rappresentante federale. La svolta da lì in poi fu inarrestabile e seguì di pari passo quella di tutti gli altri stati del Sud, passati dal dominio del partito democratico a quello del partito repubblicano, ivi compresi i “rigurgiti” di Carter (’76) e Clinton (’92 e ’96). Nel 2008 la Louisiana è andata in controtendenza rispetto alla federazione e McCain ha addirittura fatto meglio di Bush. Il motivo di questa misteriosa inversione di tendenza è presto spiegato, a causa dell’uragano Kathrina New Orleans ha perso quasi metà della sua popolazione, principalmente migrata in Texas e Missisippi, popolazione in gran parte afroamericana e democratica. Geograficamente difatti le ultime due enclavi democratiche nello stato restano New Orleans e Baton Rouge, in tutto il resto dello stato e nei popolosi sobborghi delle due metropoli però il vento cambia totalmente ed i repubblicani spopolano. A livello statale però i democratici conservatori riuscivano a mantenere ambo i seggi al senato, fino al 2004, quando David Vitter diveniva il primo repubblicano a rappresenatare la Louisiana al senato dopo quasi 120 anni. Ora Vitter tenta di ottenere il suo secondo mandato contro uno sfidante molto convinto, il rappresentante del 3° distretto Charlie Melancon. Vitter paga inoltre uno scandalo a sfondo erotico, il suo nome infatti è finito in mezzo ad un’inchiesta su un giro di prostituzione a Washington D.C. in quanto cliente di una prostituta d’alto bordo (quelle che nel linguaggio “politically correct” chiamiamo “escort” o “veline”, una volta si chiamavano così). Vitter è riuscito a resistere ad una sfida alle primarie portatagli da un ex giudice della corte suprema statale ed ora spera di sopravvivere anche alla sfida per le generali. Ad aiutarlo in questa sfida c’è la grossa impopolarità di Barack Obama in questo stato e lo scandalo BP in cui il presidente ha fatto una pessima figura. Pessima figura che va a sommarsi al fatto di essere, dal lontano 2004, il candidato che più di tutti nell’intera federazione ha beneficiato di lucrose donazioni da dirigenti della BP e all’avere come capo dello staff quel maneggione di Rahm Emanuel, il quale nella vicenda BP c’è dentro in maniera “scajoliana” avendo per anni vissuto in un appartamento di proprietà di un dirigente del colosso petrolifero che prima dello scandalo si stava reinventando “ecologico” con lo slogan “Beyond Petroleum” (per la serie, la “Green Economy” col rispetto dell’ambiente non c’entra una mazza. E’ solo business, questo per svegliare i bambini innocenti che credono ancora nelle favole). Insomma, poteva essere una buona chance per i democratici, ma Oba-Oba da queste parti non è per nulla ben visto ed i sondaggi danno a Vitter un netto vantaggio ed i democratici sembrano perdere la flebilissima speranza di riuscire perlomeno ad arrivare al ballottaggio (per le leggi dello stato necessario in caso nessuno raggiunga il 50%+1). Il verdetto al momento è GOP Solid e l’impressione di “occasione perduta” c’è tutta.
Camera
La Louisiana ha, ancora per poco, diritto a 7 rappresentanti a Capitol Hill. Attualmente 6 dei sette distretti sono in mano repubblicana ed uno, il terzo, in mano democratica. La candidatura di Melancon, occupante del terzo distretto, fornisce ai repubblicani una grandissima chances di vittoria in un collegio che ha dato a John McCain il 61% dei voti. C’è però un “intruso” nella delegazione repubblicana al congresso, ovvero Joseph Cao, rappresentante del 2° distretto, distretto a forte maggioranza afroamericana che ha dato a Barack Obama il 75% dei suffragi. L’elezione di Cao nel 2008 avvenuta per un pugno di voti avvenne a causa di uno scandalo che travolse l’allora rappresentante democratico Jefferson che venne pescato a pochi giorni dall’elezione con le mazzette nel congelatore e venne di conseguenza trombato. Cao per tentare disperatamente di rimanere a Capitol Hill ha votato tutti i provvedimenti più controversi di Obama, compreso Obamacare. Per i democratici questo collegio è una delle pochissime chances di pick-up in questo ciclo e non se la lasceranno sfuggire facilmente. Pronostico, 6–1 mantenuto, ma con inversione di colore di terzo e secondo distretto. Da guardare anche le sfide per il congresso statale, ultima traccia dell’antico dominio democratico, dove molto probabilmente i democratici dovranno dire addio alla maggioranza in ambo i rami dopo un dominio secolare.
Contiamo
– Senato, da 45–34–2–1 a 45–35–2–1.
– Camera, da 28–36–0–6 a 29–42–0–6.
– Governatori, da 11–17–1–3 a 11–17–1–3.