Il Minnesota è il 30esimo stato di questa corsa, la sua capitale è Saint Paul ma la città maggiore è Minneapolis. Qui risiedono 5.200.000 persone ed alle Elezioni Presidenziali lo stato assegna 10 EV, spesso ai DEM. Il Governatore è Tim Pawlenty. I due Senatori sono Amy Klobuchar e Al Franken. Alla Camera hanno diritto a 8 rappresentanti, al momento 5–3. Camera e Senato statali hanno, rispettivamente, la seguente situazione: 87–47 e 21–46. Nella mappa sottostante, il territorio dello stato, suddiviso in contee e colorato con diverse tonalità a seconda della popolosità.
Affiliazione Partitica
Democratici: 40%
Repubblicani: 36%
Indipendenti: 24%
Etnie
Bianchi: 88%
Ispanici: 4%
Afroamericani: 4%
Altri: 4%
Governatore
Nessuno stato (Massachussets escluso) è associato al partito democratico e al liberalismo statunitense come il Minnesota. Difatti in nessuno stato, nemmeno il Massachussets, i democratici possono vantare una striscia di 9 vittorie consecutive alle elezioni presidenziali. L’ultimo repubblicano a vincere i voti elettorali del Minnesota è stato Richard Nixon nel 1972, nemmeno le landslide reganiane hanno piegato la resistenza del Minnesota (va però sottolineato che nel 1980 e nel 1984 nel ticket democratico c’era Walter Mondale, candidato vice nell’ ’80 e presidente nell’ ’84 che di questo stato era senatore e che quindi ha “falsato” il risultato) Questo dominio però s’è andato affievolendo nel corso degli ultimi anni, tant’è che sia nel 2000 che nel 2004 il “North Star State” è stato uno dei battleground più contesi ed uno degli stati in cui i candidati hanno speso più soldi in spot in tutta la campagna. Insomma, il Minnesota è ormai a pieno titolo uno “swing state” a tutti gli effetti ed ha la tendenza di eleggere candidati bizzarri e fuori dal comune. Basti pensare che ha avuto in tempi recenti come governatore un ex wrestler come Jesse Ventura, candidatosi come indipendente quasi per scherzo e poi risultato vincitore. Oppure al fatto che nel 2008 ha eletto al senato un comico come Al Franken, il quale s’era candidato praticamente per gioco e ha poi trombato l’allora senatore repubblicano Norm Coleman a sorpresa dopo un contestatissimo riconteggio (il primo conteggio dava la vittoria a Coleman per 200 voti, il riconteggio ha ribaltato a favore di Franken per un margine simile). A complicare il tutto c’è la presenza dell’ “Indipendence Party of Minnesota” un partito per l’appunto indipendente, residuato del partito di Ross-Perot e Ventura, che è ormai , de facto, il “terzo partito” dello stato e che spesso e volentieri rompe le uova nel paniere all’uno o l’altro partito riuscendo sovente a superare la doppia cifra nelle sfide statali. Geograficamente lo stato rispecchia le dinamiche viste e riviste in molti altri stati. I democratici dominano nell’area metropolitana formata dalle “Twin Cities” di Saint Paul e Minneapolis. Il dominio repubblicano nei sobborghi delle “Twin Cities” e nelle aree rurali non basta quindi a rovesciare il predominio democratico nell’area urbana in cui abita quasi il 40% della popolazione. Nel 2010 il Minnesota vota per il governatore e per la camera. Il governatore in carica dello stato è il repubblicano Tim Pawlenty, rieletto per un secondo mandato nel 2006 con il 47% dei suffragi dopo una sfida all’ultimo voto. Pawlenty nel 2008 era considerato il numero 1 nella lista dei potenziali vice di McCain e la scelta di Saint Paul come sede del congresso repubblicano sembrava confermare l’indicazione. Secondo molti McCain cercava, con la scelta di Pawlenty, di mettere Obama in difficoltà in uno stato liberal. Come sappiamo però McCain ha scelto qualcun’altro, o meglio qualcun’altra. Pawlenty comunque non ha affatto abbandonato le ambizioni federali e la sua scelta di non correre per un terzo mandato (qui non ci sono limiti di mandato) sembra confermare che sta pensando seriamente di entrare nella sfida del 2012. La domanda che molti si pongono è, Pawlenty riuscirà a riportare i voti del Minnesota al GOP se sarà presente nel ticket? La risposta è, probabilmente no, a meno di una vittoria con amplio margine su Obama. Il fattore “home-state” in un regime di muro-contro muro come quello attuale perde d’importanza rispetto ad anni fa quando i due partiti si confondevano tra loro ed alternavano al loro interno posizioni fortemente conservatrici a posizioni più progressiste. Pensiamo a quanto accaduto nel 2000 e nel 2004. Nel 2000 Al Gore perdeva il Tennessee, stato di cui sia lui che il padre Al senior erano stati a lungo senatori mentre Bush perdeva il Connecticut, stato in cui era nato e vissuto nell’infanzia e di cui il nonno Prescott era stato potente rappresentante al Campidoglio. Nel 2004 invece Kerry veniva bastonato in North Carolina, nonostante avesse come candidato vice John Edwards, all’epoca senatore in carica della Nord Carolina. Insomma, la candidatura di Pawlenty nel ticket repubblicano non porterebbe moltissimi benefici nel Minnesota. Detto questo, concentriamoci sulla sfida. Il ritiro di Pawlenty ha dato la grossa chances ai liberals di recuperare la loro roccaforte strorica. I democratici oppongono l’ex senatore Mark Dayton, un vero pezzo da 90. In campo repubblicano non si sono fatti avanti sfidanti di particolare rilievo e le primarie le ha vinte un beniamino del TEA Party, il rappresentante statale Tom Emmer. Non dovrebbe esserci partita voi direte. E invece no. Nonostante la fama e la popolarità di Dayton, pure qui l’avere una lunga carriera politica alle spalle diventa più una palla al piede che non un vantaggio. Dayton quindi si ritrova nella situazione di un testa a testa molto serrato con il suo sfidante. Per Rasmussen Emmer sarebbe addirittura avanti di un punto, mentre Survey USA da a Dayton un vantaggio minimo nell’ordine dei due punti. La sfida quindi sembra aperta, pronostico Toss-Up
Camera
Il Minnesota invia 8 rappresentanti a Capitol Hill. Di questi, 5 sono democratici e 3 repubblicani. Oggettivamente è difficile che i repubblicani riescano a scalzare qualcuno dei cinque deputati democratici. Nemmeno i due “intrusi”, Waltz e Peterson, democratici rappresentanti di due collegi conservatori sembrano in pericolo. Pronostico 5–3 confermato.
Contiamo
– Senato, da 43–38–2–3 a 43–38–2–3.
– Camera, da 34–55–0–7 a 39–58–0–8.
– Governatori, da 12–20–1–2 a 12–20–1–3.
Giovanni Rettore e And-L