Washington è il 38esimo stato di questa corsa, la sua capitale è Olympia ma lasua città maggiore è Seattle. Qui risiedono 6.700.000 persone ed alle Elezioni Presidenziali lo stato assegna 11 EV, spesso ai DEM. Il Governatore è Christine Gregoire. I due Senatori sono Patty Murray e Maria Cantwell. Alla Camera hanno diritto a 9 rappresentanti, al momento 6–3. Camera e Senato statali hanno, rispettivamente, la seguente situazione: 61–37 e 31–18. Nella mappa sottostante, il territorio dello stato, suddiviso in contee e colorato con diverse tonalità a seconda della popolosità.
Affiliazione Partitica
Indipendenti: 38%
Democratici: 36%
Repubblicani: 26%
Etnie
Bianchi: 80%
Ispanici: 8%
Asiatici: 7%
Afroamericani: 4%
Altri: 1%
Senato
Lo stato di Washington, che con la capitale federale non ha nulla a che fare visto che si trova esattamente dall’altra parte della federazione, non è un posto molto raccomandabile. Tra vampiri sedicenti vegetariani, lupi mannari, videocassette maledette, “L’Evergreen State” non sembra essere un posto molto tranquillo. Scherzi a parte (non capirò mai perché lo stato di Washington e la città di Seattle esercitino questo fascino negli sceneggiatori horror), come tutti gli altri stati della costa del Pacifico, Washington è passato da una prevalenza repubblicana ad una prevalenza democratica, in ambo i casi comunque prevalenze non esattamente granitiche. Da queste parti i repubblicani non vincono dal lontanto 1984, ovvero dalla landslide di Reagan su Mondale. Perfino quella pippa di Dukakis nel 1988 riuscì a prendere i voti dello stato nonostante la batosta patita da Bush senior a livello federale. Nel 2004 Bush junior puntava parecchio sullo stato ed i sondaggi davano Bush junior e Kerry molto vicini, ma le urne sancirono una vittoria più netta del previsto per Kerry ed i liberals. A livello geografico i democratici vanno fortissimo sulla costa ed in tutta l’area metropolitana di Seattle. I repubblicani dominano all’interno e nella seconda città dello stato, Spokane. Come spesso accade però il dominio repubblicano nell’interno non basta a rimontare lo svantaggio accumulato dai conservatori a Seattle e sobborghi. Quest’anno l’Evergreen State vota per il senato e per la camera. La senatrice uscente Patty Murray fa parte della generazione de “L’anno delle donne”. Facciamo un po’ di storia, correva l’anno 1992 e qualche mese prima v’era stata una lunga controversia sulla nomina alla Corte Suprema del giudice conservatore ed afroamericano Clarence Thomas da parte di Bush senior. Durante le audizioni al senato per la conferma di Clarence Thomas scoppiò il caso “Anita Hill”. Una ex collaboratrice di Thomas, per l’appunto Anita Hill, saltò fuori dal nulla ed accusò il giudice di averla molestata durante il loro periodo di collaborazione al ministero dell’istruzione. Le accuse della signora Hill apparvero sospette per la tempistica e Clarence Thomas venne comunque confermato dal senato all’epoca controllato dai democratici. Sulla faccenda e sulla veridicità delle accuse della Hill nessuno fece mai chiarezza e tutto è rimasto sul “la sua parola contro la mia” e tutt’ora i due ogni tanto si lanciano frecciate reciproche come avvenuto in occasione dell’autobiografia di Thomas dove la Hill veniva definita come una radicale opportunista ed ingrata e a cui la Hill rispose con una lunga lettera al NYT. L’affaire-Anita Hill innescò un dibattito sul mondo delle donne e sulla sottorappresentanza delle donne al Congresso in generale e al Senato in particolare. Alle elezioni di Novembre quattro donne vennero elette per la prima volta al Senato, mai prima d’allora un numero così alto di donne era stato eletto al Campidoglio nella stessa serata. Più di qualcuno interpretò la faccenda come una sorta di risposta dell’opinione pubblica all’Anita Hill-Gate. Tra queste quattro donne c’era la nostra Patty Murray, che si presentò ai suoi elettori come “La mamma in scarpe da tennis” e che da allora è sempre stata rieletta con discreta facilità, l’ultima volta nel 2004 con il 55% dei voti, nonostante si sia trovata di fronte rivali anche piuttosto temibili. Nei 17 anni passati a rappresentare lo stato di Washington al Campidoglio Patty Murray s’è distinta come uno dei membri più liberal del Senato (secondo l’American Conservative Union dopo la scomparsa di Ted Kennedy la Murray è il secondo membro più a sinistra del Senato dopo la californiana Barbara Boxer) e per questo è da sempre una delle vittime preferite della propaganda conservatrice. Ora, oltre ad essere uno dei membri più a sinistra del Campidoglio la signora Murray è anche uno dei membri democratici più in alto rango (precisamente al quarto posto nella gerarchia democratica al Campidoglio) e questo non aiuta in un anno in cui gli uscenti ed i “potenti” sono sotto accusa. A sfidarla c’è il repubblicano Dino Rossi, già candidato governatore nel 2004 e nel 2008 (nel 2004 perse per 130 voti). I sondaggi danno la sfida molto combattuta. Ad agosto Rossi sembrava in vantaggio, poi a settembre la Murray è “scattata” sull’onda di una valanga di spot lanciati in quelle settimane. Finito l’effetto-spot il vantaggio della Murray è di nuovo volatilizzato. Insomma, un continuo tira e molla in una sfida che promette molto bene. Toss-Up assoluto. Vincerà chi riuscirà ad imprimere lo strappo finale negli ultimi giorni.
Camera
Washington invia 9 rappresentanti a Capitol Hill, attualmente sei sono democratici e tre sono repubblicani. I repubblicani probabilmente approfitteranno del ritiro di Brian Baird e si prenderanno il 3° distretto. Da guardare con attenzione anche le sfide per il 2° e l’8° distretto dove gli uscenti Rick Larsen (democratico) e Dave Reichert (repubblicano) non sono proprio certi della riconferma, pur comunque partendo da favoriti. Pronostico 5–4 per i democratici
Contiamo
– Senato, da 44–42–2–3 a 44–42–2–4.
– Camera, da 65–88–0–13 a 70–92–0–13.
– Governatori, da 13–23–1–4 a 13–23–1–4.
Giovanni Rettore e And-L