Francia, nelle cantonali avanza l’astensionismo e il Front National
Chi si attendeva un immediato riflesso delle ultime vicende internazionali sul risultato delle elezioni cantonali francesi, ultimo test in vista della sfida presidenziale in programma la prossima primavera, non avrà visto, con ogni probabilità, corroborate le proprie aspettative.
Come prevedibile hanno prevalso le issues locali in uno strumento amministrativo, il consiglio generale dei dipartimenti, in verità assai obsoleto e con pochissimo appeal sul corpo elettorale. Tant’è che il tasso di affluenza alle urne è precipitato ad un imbarazzante 45%, mai così in basso, quasi ai livelli delle impopolarissime consultazioni per l’europarlamento. Non un caso se il governo in carica ha pensato bene ad una riforma mirante a rendere meno farraginoso il meccanismo delle autorità locali. Ma l’alea pende sul provvedimento: la sinistra, qualora dovesse trionfare l’anno prossimo, pare intenzionata a mantenere in piedi la struttura esistente che risale alla Grande Révolution.
Poco spazio, si diceva, per il precipitare della crisi libica e per le ricadute del post-Fukushima. Certo i temi sono sulle prime pagine di tutti i giornali e nelle aperture dei notiziari, come logico, ma la dinamica elettorale non sembra averne risentito più di tanto se non, forse, per il risultato non disprezzabile di Europe-Ecologie.
Il dato di gran lunga più prevedibile confermato ampliamente dall’esito parziale( si voterà, infatti, per un ulteriore turno di ballottaggio domenica prossima) è stata l’avanzata impetuosa del Front National, la formazione di estrema destra guidata da Marine le Pen. In una competizione che lo sfavoriva visto il carattere notabilare della stessa, il Front ha superato il 15% dei consensi, raggiungendo il secondo turno in ben 400 cantoni, quasi un terzo delle candidature presentate. Il Risultato appare peraltro sottostimato visto che la copertura del territorio metropolitano raggiunge appena il 70% ed in molte realtà il il FN non compariva sulla scheda. Per dare l’idea del sommovimento, basti pensare che in ben 25 dipartimenti l’ultradestra ha superato la soglia del 20% ed in uno, il Nord, addirittura il 30. Più che ad eleggere consiglieri, impresa assai complessa vista la mobilitazione “democratica” degli altri partiti, l’occasione sarà sfruttata dall’entourage della le Pen per accreditarsi come terza possibilità reale nella corsa all’Eliseo, tradizionalmente riservata alla sinistra ed alla destra istituzionali. Un uso spregiudicato ed efficace del marketing elettorale, si potrebbe quasi affermare.
A fare le spese di una possibile “Vague Bleu Marine”, così definita dagli aficionados della pasionaria nera, è l’attuale presidente Sarkozy, alle prese con sondaggi catastrofici e manovre di corridoio che tentano di esautorarlo per evitare una catastrofica sconfitta fra 12 mesi. Lo scenario paventato da molti neogollisti, quello di un 21 aprile rovesciato, con l’esclusione dell’ ‘uscente al primo turno delle presidenziali, non è più, infatti, una chimera ma uno spettro concreto. Anche ieri i primi commenti dei boss dell’UMP sembravano preoccuparsi più di questo che dei verdetti cantonali. Il 17% raccolto dal partito di governo veniva gonfiato dal ministro degli Interni Guéant con il 6 dei candidati espressione della “maggioranza presidenziale” e con il quasi 10 di coloro che si erano presentati con il label “altri di destra”. Operazione arbitraria che ha fatto montare su tutte le furie la sinistra e che , in fondo, non regge alla prova dei fatti, soprattutto perchè molti degli appartenenti al terzo gruppo si sono distanziati dal rassemblemant sarkozyano sbattendo la porta.
Ulteriore termometro della confusione ai vertici del movimento neogollista è stata la dichiarazione post-voto del Segretario Generale, Jean-François Copé, che ha negato il possibile appoggio ai candidati socialisti ove questi fossero impegnati nei duelli con gli omologhi frontisti. Lo statement è stato peraltro amplificato dalla replica dello stesso Sarkozy che ne ha confermato la sostanza con gli stessi toni perentori. Un grave colpo, quindi, alla strategia del “Fronte Repubblicano” che aveva stoppato la precedente marea nera nel 2002. Presto per parlarne, ma l’ipotesi di una qualche forma di convergenza fra le due destre, un tempo tabù inviolabile, potrebbe non essere più così peregrina.
Passando ai vincitori, ma non senza spine, della competizione di ieri, i socialisti si fermano appena sopra il 25%, una buona caccia, tutto sommato, anche se non esattamente in linea colle più rosee previsioni che si spingevano sino ad un ottimistico 30. Probabilmente il partito della rosa nel pugno raccoglierà qualche ulteriore presidenza dipartimentale oltre alle 58 già controllate incrementando così il proprio controllo sugli enti locali.
Il rovescio della medaglia consiste nell’ assoluta indispensabilità delle alleanze con ecologisti e Front de la Gauche(la neonata compagine risultante dall’unione dei comunisti “ortodossi” del PCF e di una frangia di socialisti dissidenti) in chiave Presidenziali. Per valutare, tuttavia, l’entità del compromesso bisognerà attendere la composizione definitiva delle liste per le legislative che si terranno contestualmente a quest’ultime. Nell’attesa Martine Aubry, la numero uno socialista, non ha perso tempo per rinserrare le fila della “gauche solidaire” assieme a Pierre Laurent e Cecile Duflot, rispettivamente leaders di FdG e EE, chiamando alla mobilitazione in funzione anti- le Pen ed invitando l’elettorato ad infliggere un’ ulteriore cocente sconfitta a Sarkozy.
Se la sinistra, colle sue varie anime, appare decisamente in vantaggio per i prossimi appuntamenti, il centro, invece, è quasi sparito dalla scena. E pensare che solamente 5 anni fa François Bayrou si era issato fino al 17% impensierendo i due dinosauri politici transalpini! La nuova creatura, denominata MoDem (Movimento Democratico) è rapidamente appassita, lasciando senza casa gli elettori orfani dell’UDF, precedente storica incarnazione del moderatismo francese. La polarizzazione è stata la tendenza dominante degli ultimi avvenimenti e queste elezioni cantonali di certo non hanno fatto eccezione .
Lafayette70
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