Le presidenziali 2012 viste da destra

La domanda che molti si pongono è la seguente: ci sono possibilità per la destra di vincere le prossime presidenziali, nonostante tutti i sondaggi oggi dicano esattamente il contrario? Ebbene, per il sottoscritto la risposta è, assolutamente sì. Nonostante analisti, giornalisti, scienziati politici e tutta la calca mediatica siano oggi concordi nel dare l’Eliseo ai socialisti, per il sottoscritto la partita è tutt’altro che chiusa. La popolarità del presidente Sarkozy è ai minimi storici. La Francia in realtà ha retto abbastanza bene alla crisi economica, e la titolare dell’economia transalpina, Christine Lagarde s’è dimostrata molto abile ad approfittare delle debolezze italiane, vedi il caso Parmalat. In realtà, come cercherò di dimostrare, la rabbia dei francesi non è tanto verso la destra “ufficiale” o verso il governo, il cui premier Fillon gode di tassi d’approvazione abbastanza buoni, bensì verso l’arroganza e la tracotanza dell’inquilino dell’Eliseo. Come vincere in una situazione che sembra disperata? Tentiamo di spiegare perché la partita non è affatto chiusa, almeno secondo me.
1-La Francia è un paese spostato a destra.
 
Dall’inizio della V Repubblica in Francia la gauche ha vinto le presidenziali solo due volte, in ambo i casi con Mitterrand. E in ambo i casi, più che vittorie di Mitterrand, furono sconfitte dei gollisti. Sia nel 1981 che nel 1988 fu più la fortissima acredine tra chiracchiani e giscardiani, che non una svolta a sinistra del paese, a dare la vittoria a Mitterrand. Anche alle legislative del 1997 fu più la spaccatura tra i gollisti e il Front National a dare la vittoria alla gauche plurielle, che non una prestazione particolarmente convincente del polo di sinistra. Diamo poi un’occhiata ai sondaggi attuali. Sarkozy è perdente contro i tre principali candidati socialisti (Ségolène sinceramente la taglio fuori per le secondarie, ma di lei parleremo dopo), ma la somma dei candidati di destra (Sarkozy; Le Pen; De Villepin; Morin e Borlooo) al primo turno risulta (quasi) sempre superiore rispetto alla somma dei candidati di sinistra. Poi però Sarkozy si dimostra incapace, negli scenari di ballottaggio, di compattare i voti di destra che si disperdono tra astensione e voti ai socialisti. A giocare a favore dei socialisti è quindi la divisione del campo avverso, e l’inadeguatezza di Sarkozy come collante della destra che non una reale svolta a sinistra del paese. E qui passiamo al punto numero 2.
2-Defenestrare Sarkozy
Se però non fosse più Sarkozy a portare i colori della droite, ma qualcun altro il discorso potrebbe cambiare radicalmente. De Villepin, Borloo e Bayrou non nutrono verso altri l’acredine profonda che invece nutrono verso Sarkozy. La stessa Marine Le Pen ha come obiettivo dichiarato quello di distruggere Sarkozy. Lombardo nel post precedente riteneva quasi impossibile lo scenario di un golpe interno all’UMP. Io invece ritengo questo scenario tutt’altro che improbabile. Se il risultato fosse quello predetto dalla maggior parte degli analisti (Sarkozy escluso dal ballottaggio a favore della Le Pen), le legislative di giugno si trasformerebbero in una carneficina per l’UMP, sarebbe insomma un ’93 a parti invertite. Degli attuali 317 deputati gollisti ne rimarrebbero quasi sicuramente meno di 100. Proprio la possibilità che si verifichi uno scenario apocalittico dovrebbe indurre i maggiorenti dell’UMP al golpe. Un golpe di cui si parla. A mezza voce, con mezze parole, a denti stretti, ma se ne parla. Sarkozy ormai è bollito, è un dato di fatto e c’è un precedente assai recente di golpe. Proprio nel 2007 l’ascesa di Sarkozy fu frutto di un golpe interno al partito di maggioranza in cui Sarkozy fece fuori il delfino designato di Chirac, Dominique de Villepin. All’epoca fu un’inchiesta giudiziaria, lo scandalo Clearstream (poi rivelatosi una bufala), a far riuscire il golpe contro Chirac e de Villepin. E’ quindi possibile che, vedendo in pericolo la poltrona dalle parti dell’UMP si decida di far fuori Sarkozy. Anzi, vista la personalità vanesia e narcisista dello stesso, è possibile che Sarkozy decida di farsi da parte di propria spontanea volontà onde non passare alla storia come colui che ha consegnato la destra a Marine Le Pen. Ritengo che la defenestrazione di Sarkozy sia la conditio sine qua non per ridare alla destra la possibilità di vincere. E’ vero che queste sostituzioni non sempre funzionano, ma con Sarkozy ricandidato il disastro è inevitabile. Solo un’altra personalità, come Fillon o Juppè, può riuscire a riunire il fronte moderato e riportare in equilibrio la situazione.
3-I socialisti non sono un’alternativa credibile
 
No, su questo punto non concordo affatto con il mio “concorrente”. Il “Parti Socialiste” per tasso di tafazzismo, correntismo, personalismo e litigiosità interna è secondo solamente al nostro PD tra le formazioni della sinistra europea. Per questo ritengo che la loro non sia un’alternativa credibile. Tra i candidati socialisti solo Strauss-Kahn riesce a superare il risultato di Ségolène Royal. Tutti gli altri stanno addirittura sotto quella soglia del 26%. Segno che evidentemente qualcosa non gira. Il programma del Parti Socialiste è la solita pizza politically correct. Possiamo sintetizzarlo così: Ritorno alla pensione a 60 anni, più spesa pubblica per creare nuovi posti di lavoro, più immigrati, peace & love, no al divieto a burqa e niqat e laicité a targhe alterne (dalli al crocifisso ma inginocchiati al minareto). Che barba che noia, che noia che barba. Dalle parti di Rue Solferino non viene nulla di nuovo, nemmeno nei volti che potrebbero rappresentare il partito nella corsa all’Eliseo, tutti vecchi arnesi riciclati. E nulla di nuovo viene pure dal fatto che le primarie potrebbero trasformarsi in uno stillicidio di vendette personali e qui passiamo al paragrafo numero 4
4-Primarie: i timori di Strauss Kahn e le vendette di madame Ségolène
 
La decisione sul candidato socialista avverrà questo autunno. Le primarie per la scelta del candidato socialista si terranno il 9 Ottobre. Già in corsa, oltre a molti candidati estemporanei, Ségolène Royal e François Hollande. Martine Aubry e Dominique Strauss-Kahn invece chiariranno a breve le loro intenzioni. Tra i due c’è un patto, un patto che consiste nel non presentarsi l’uno contro l’altra. Il problema è che i due non hanno ancora deciso chi correrà e chi starà a guardare. Per DSK il primo difficile compito sarà proprio quello di convincere la patronne a farsi da parte, impresa non facile. Anche qualora DSK riuscisse a spuntarla sulla patronne però la corsa verso la nomination non sarebbe comunque in discesa. Da un po’ di tempo c’è un “surge” di François Hollande nelle intenzioni di voto ed è probabile che la cosa non si risolva al primo turno ma che ci voglia un ballottaggio. DSK teme il ballottaggio. Molti elettori di sinistra infatti lo tollerano a fatica e lo voterebbero solo se lui fosse l’unico in grado di farcela. Sappiamo però che non è così, dato che anche Hollande e la Aubry potrebbero riuscire ad arrivare all’Eliseo. DSK proprio per questo teme le primarie e negli ultimi tempi chiede modifiche alle regole che evitino sabotaggi o addirittura alcuni del suo clan chiedono di non farle proprio. Come abbiamo già detto è probabile che la cosa non si risolva al primo turno, ma che ci voglia il ballottaggio, un ballottaggio che dovrebbe essere tra DSK e Hollande. In caso di ballottaggio tra DSK e Hollande sarebbe decisiva Ségolène Royal. La governatrice del Poitou-Charentes probabilmente è cosciente del fatto che le sue possibilità di vittoria sono scarse e che una sua candidatura sarebbe il più grande regalo possibile per i gollisti. Perché allora madame Royal è scesa in campo, per altro con grande anticipo, pur sapendo di non avere possibilità? Ritengo che la Royal, conscia di essere impresentabile, abbia comunque voglia di prendersi le sue vendette verso colui che lei ritiene il principale responsabile della sconfitta del 2007, Dominique Strauss-Kahn, e verso il duo Aubry-Hollande che le impedì di vincere il congresso nel 2008. DSK durante la campagna del 2007 si distinse per uno snervante controcanto alla Royal sul programma economico della stessa e pochi mesi dopo accettò l’appoggio di Sarkò per arrivare a capo dell’FMI, cosa che fece gridare al tradimento il clan della Royal. Madame ha diverse ruggini pure con l’ex fidanzato François Hollande, che nel 2008 fece di tutto per impedirle di prendere la leadership del partito appoggiando Delanoe prima e la Aubry poi. Ségo si troverebbe nella divertente situazione di dover scegliere chi tra i due merita di subire la sua vendetta. Fatto sta che, chiunque sia il vincitore tra Hollande, DSK e la Aubry costui/costei si ritroverebbe a dover ricomporre i cocci di uno scontro asprissimo e serratissimo. Tra l’altro il/la vincitore/vincitrice sarebbe lì grazie ai voti della grande rinnegata. Il Parti Socialiste insomma è il solito covo di vipere. Una polveriera pronta a esplodere.
5-Non sottovalutiamo Marine
 
Infine concentriamoci sul fattore che più di tutti sta tenendo banco in queste ultime settimane. Il fattore Marine Le Pen. La pasionaria nazionalista è decisamente più presentabile del padre. La strategia di “dediabolisation” sta dando i frutti sperati. Nel campo gollista a mezza voce si comincia a dire che l’alleanza con la Le Pen è ormai inevitabile e che solo un tandem FN-UMP può sbarrare la strada alla gauche. Ai ballottaggi delle cantonali i candidati del Front National hanno visto un forte aumento tra primo e secondo turno, sia quando opposti ai socialisti che quando opposti ai gollisti. In termini di seggi l’affermazione è stata ridotta, ma il dato politico è importante. Per gli elettori di ambo i poli il “Front National” non è più un tabù. Un ballottaggio che opponga i candidati socialisti o gollisti alla Le Pen non sarebbe quindi così scontato come quello del 2002 e probabilmente gli esclusi non farebbero un “Fronte Repubblicano” come nel 2002, ma si limiterebbero a invitare i propri elettori a stare a casa. Certo, una presidenza Le Pen è un’ipotesi assai ardita, ma non escludiamola a priori. Marine deve ancora fare parecchi passi per rendere il “Front National” pienamente votabile anche per gli elettori moderati, ma negli ultimi mesi ha già fatto parecchio e ha un anno di tempo per completare l’opera di dediabolisation. Riguardo tutti quelli che nutrono timori riguardo l’ascesa del Front National e un possibile ruolo ministeriale per i suoi leader ricordo che gli stessi spauracchi vennero agitati a suo tempo dalla destra contro la possibilità di avere governi con ministri comunisti. Il risultato lo sappiamo. -Nei governi socialisti i comunisti non hanno lasciato la benché minima traccia e l’hexagone è andato avanti come prima
Per questi fattori che ho elencato ritengo quindi assai prematuro dare di default l’Eliseo alla gauche. Un anno manca ancora alla data fatidica e un anno in politica è quasi una vita. Certo, ci vuole il passo indietro di Sarkozy e ottenerlo non sarà semplice. Qualora Sarkozy si chiudesse nel bunker come Ghedaffi allora la sequenza sarà la seguente
1-Sarkò va fuori al primo turno
2-La Le Pen perde il ballottaggio, ma con onore
3-Alle legislative il Front National supera l’UMP in termini di voti al primo turno e prende il sopravvento sulla droite ufficiale
4-I socialisti pigliano una maggioranza alla Balladur
La sequenza però è basata sulla continuazione dello scenario attuale per i prossimi 12 mesi. Sappiamo però che i comportamenti umani sono estremamente imprevedibili e che da qui a un anno le cose potrebbero cambiare parecchio, come ho cercato di dimostrare in questa breve dissertazione. Sperando di non aver annoiato, vi do appuntamento ai prossimi sviluppi
Giovanni
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