Libia e UE: il trionfo delle mezze misure

Libia: “ritirata tattica dei ribelli fino ad Alessandria?”
Quasi 2 settimane fa inizio’ l’intervento “alleato” in Libia, sotto la guida del Francese Sarkozy. L’obiettivo ufficiale era l’applicazione della risoluzione ONU in difesa della popolazione. L’obiettivo reale era la cacciata di Gheddafi. L’obiettivo sperato era l’instaurazione di una democrazia.
All’epoca, ricordo di aver espresso ampi dubbi, mentre altri amici di Scenari Politici erano entusiasti dell’azione.
Ora, dopo l’avanzata ribelle e la controffensiva lealista, siamo in “posizioni” simili a quelle di partenza, e nel frattempo, nessuno dei 3 obiettivi di cui sopra e’ stato colto, e tanta gente e’ morta.
Voglio riprendere la contestazione di fondo che avevo posto: se si vuole intervenire in Libia, lo si fa seriamente, oppure non lo si fa.
Le “Ragioni del Non intervento” sono tutt’altro che deboli: l’Occidente non ha fatto tesoro delle recenti disastrose esperienze (Iraq ed Afganistan), l’Occidente non puo’ portare in Libia la democrazia e “fottersene” di paesi non democratici (circa meta’ del pianeta), l’Occidente non puo’ ignorare le tantissime repressioni su civili e dissidenti (Siria, Yemen, Iran e perfino Tibet in Cina) ma “salvare Bengasi”.
Le “Ragioni dell’intervento” sono umanitarie, di imposizione della Democrazia e diciamolo, di interesse.
Obama, ripete “l’intervento ha salvato civili”, e simultaneamente lancia missili e bombarda (ammazzando anche civili) e dice “non interverremo via terra e non armeremo i ribelli” incentivando il Raìs a resistere, e quindi ad ammazzare civili.
Se l’occidente voleva l’intervento, doveva essere risoluto, ed associare ai Raid, interventi di terra e di armamento dei ribelli, visto che e’ evidente che il Raìs Libico, non lo sloggeranno ne’ i 4 pick up dei ribelli, e neanche i raid, ma solo militari ben addestrati in grado di stanare i lealisti dalle citta’ e nei deserti, garantendo un supporto logistico imponente, vista la dimensione del territorio Libico
UE: “ripensare la polica comune e le ragioni per lo stare insieme”
L’Europa sta dimostrando in questo periodo, la sua tendenza all’ambiguita’ ed alla “non politica”; alcuni esempi:
– Guerra Libica: ogni membro UE ha una posizione diversa e la UE non sa che pesci prendere;
– Crisi Immigrazione: l’Italia e’ stata completamente lasciata sola nel gestire la crisi; la UE non si e’ neanche spesa col governo tunisino, per facilitare il raggiungimento ed il mantenimento di un accordo per i rimpatri;
– Crisi finanziaria: Stati aderenti all’Euro collassano uno a uno (Grecia, Irlanda, Portogallo), ma l’Europa non prende le necessarie misure per bloccare il fenomeno (Eurobond) per dissidi tra i membri, ed agisce con mezze misure, che non risolvono un bel niente.
La realta’ e’ che la UE stessa, fatta cosi’ non ha molto senso: la BCE non ha i poteri della FED, l’Euro “ingabbia” i paesi che un tempo “svalutavano” e li condanna a deficit abnormi delle partite correnti ed a successivi Crack, non c’e’ una Politica di fondo comune, ma solo grosse burocrazie e sistemi per preservare vantaggi competitivi di alcuni paesi (esempio nell’agricoltura il folle meccanismo delle “quote latte” che condanna l’Italia ad importare eternamente meta’ del suo latte dall’estero).
Un’Europa così pensata ha poco senso, e lo dimostra ogni giorno.
Ha senso una UE unificata, con meno burocrazia, e con l’elezione diretta popolare di un Leader (direttamente responsabile di fronte al Popolo Europeo), e con in comune Politica Estera, Difesa, Politiche Monetarie, Politiche per il Commercio estero, Politiche sull’immigrazione.
Oppure, ha senso che ogni Stato Europeo vada per la sua strada. Un paese come l’Italia avrebbe così leve per fronteggiare come ha sempre fatto la crisi finanziaria ed industriale (svalutando), eviterebbe di elargire enormi quantità di denaro a paesi dell’est europa (che fanno concorrenza), eviterebbe di rimanere ingabbiata in regolamenti che la penalizzano. Altri paesi potrebbero fare compiutamente politiche pienamente aderenti, alle caratteristiche del loro territorio e della loro economia.
Sia nel caso Libico, che nel caso UE, il problema e’ la Politica dell mezze misure. Se si “decide” lo si deve fare convintamente, ma soprattutto “assegnado Responsabilita’ chiare e verificabili”.
Nel caso Libico tali responsabilita’ non sono state prese pienamente, e la situazione non si risolvera’ fintanto che cio’ non avverra’.
La stessa UE, deve decidere il suo futuro, eliminando l’ipocrisia di fondo che la governa, e decidere se assegnare una Responsabilità centrale chiara con pochi compiti ma chiari, o dare agli Stati liberta’ di manovra.
In ambedue i casi “l’orologio fa TIC-TAC”.
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