Quali effetti avrà l’arresto di DSK?

L’arresto di Dominique Strauss-Kahn ha acceso i fari del mondo dell’informazione sulle presidenziali francesi del prossimo anno. Come ben sanno i frequentatori di questo blog, Dominique Strauss-Kahn era il candidato principale del “Parti Socialiste” per la sfida a Nicolas Sarkozy. Tutti i sondaggi indicavano l’ex (?) presidente del Fondo Monetario Internazionale come il rivale più pericoloso per Nicolas Sarkozy. DSK inoltre era l’unico tra i principali leader socialisti ad essere “a prova di Marine”. Era l’unico, stando ai sondaggi, ad essere certo di arrivare al ballottaggio senza particolari patemi, contrariamente agli altri front-runner. Il primo effetto della dipartita di DSK è proprio sulle primarie socialiste. Dominique Strauss-Kahn aveva stretto un patto con la patronne del PS, Martine Aubry. Il patto consisteva nel non candidarsi l’ uno contro l’altra. Ora questo patto viene a mancare, che farà Martine Aubry? A mio avviso, la patronne non si candiderà comunque. Martine infatti, secondo i sondaggi, perderebbe le primarie contro il suo predecessore, François Hollande. Per la Aubry perdere le primarie da patronne del Parti Socialiste in carica sarebbe uno smacco personale troppo duro. Inoltre la patronne contraddirebbe quella che finora è stata la sua linea, una linea caratterizzata dalla volontà di mettere la parola fine alle divisioni interne e ai personalismi interni al PS. Probabilmente quindi la Aubry rimarrà a fare da arbitro anche se, per ovvie ragioni, non voterà certo per Ségolène Royal. Si prepara una marcia trionfale di François Hollande verso la nomination? Non esattamente. V’è un altro personaggio, estremamente influente, che faceva parte del “patto di non belligeranza” con DSK. Costui è l’ex primo ministro Laurent Fabius. Fabius è noto ai più, oltre che per il ruolo di ex premier, per essere stato il leader della fronda interna ai socialisti contro la costituzione europea nel 2005. Proprio Fabius potrebbe quindi scendere in campo, in rappresentanza dell’ala sinistra dei socialisti, un’ala un po’ scoperta dato che i due principali candidati rimasti, Hollande e la Royal, sono due riformisti. Non si potrebbe escludere a priori anche un ripensamento del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe. Il primo cittadino della capitale, dopo il clamoroso fiasco al Congresso di Reims in cui era ultra-favorito, s’era eclissato dalla lotta per la nomination socialista. Ora potrebbe ripensarci, anche se ritengo improbabile che Delanoe torni in gioco, non da escludere. I risultati di un eventuale ballottaggio Hollande-Fabius sono imprevedibili. Ségolène Royal è una riformista, ma sinceramente non me la vedo a portare i suoi voti all’ex fidanzato, specie dopo che questo fece di tutto per sabotarla al Congresso di Reims. Se la Aubry, Fabius e Delanoe non scendono in campo, Hollande vincerà facilmente la guerra dei Roses in salsa transalpina contro l’ex compagna, se invece uno dei tre scendesse in campo, le carte si rimescolerebbero di nuovo, costringendo il presidente della Correze a un insidioso e imprevedibile ballottaggio. Comunque è indubbio che l’eliminazione di Strauss-Kahn pone ora François Hollande come nuovo front-runner. A livello nazionale questo cosa cambia? Qui è difficile dirlo. Il governo ha finora mantenuto una posizione estremamente prudente, ribadendo che per Strauss-Kahn vale la presunzione di innocenza. Salvo qualche “falco” sporadico, la maggioranza presidenziale preferisce non esporsi troppo, al massimo si rinfaccia alla gauche un certo doppiopesismo. La gauche infatti non ha avuto lo stesso atteggiamento iper-garantista di queste ore quando pochi mesi fa lo scandalo Bettencourt ha travolto la maggioranza presidenziale. Chi invece è partita col turbo è Marine Le Pen. La pasionaria populista se la prende con l’omertà che caratterizza il mondo della politica e dell’informazione. Oltre a dirsi sorpresa delle reazioni di stampa e politica, reazione che oscillano tra il garantismo e le aperte teorie del complotto, Marine Le Pen si chiede perché nessuno parlasse delle abitudini di DSK, dato che è acclarato fossero cosa nota, e si dice sconvolta dal fatto che tutti facciano a gara di solidarietà con Strauss-Kahn e nessuno esprima solidarietà alla vittima. La Le Pen, che non è esattamente un’atlantista provetta, si dice grata agli Stati Uniti perché ritiene che se la cosa fosse avvenuta in Francia probabilmente sarebbe stata immediatamente coperta. Forse Marine Le Pen si riferisce al ministro Frederic Mitterrand (figlio di), il quale nella sua autobiografia parlava apertamente di viaggi di turismo sessuale in estremo oriente (1), o forse al leader ecologista Daniel Cohn-Bendite che nel suo libro autobiografico “Grand Bazar” parlava di carezze fatte a bambini a pantaloni calati durante il suo periodo come insegnate di scuole dell’infanzia (2). Oppure, ancora più sottile, la pasionaria lancia una stilettata a Jacques Delors, che alcune voci (3) vedono coinvolto nella torbida storia del mostro di Marcinelle. A qualunque caso faccia riferimento la leader nazionalista, è indubbio che il suo messaggio anti-sistema verrà ulteriormente amplificato dalla presunta consorteria del mondo politico, giudiziario e mediatico. Quanto alla destra “ufficiale” di sicuro ora Sarkozy può essere un po’ più tranquillo ma la situazione della maggioranza gollista rimane critica. Diamo per buono che il candidato sia François Hollande, secondo IFOP in caso di ballottaggio tra Sarkozy e Hollande il presidente della Correze otterrebbe il 56% dei suffragi contro il 44% del presidente uscente. Dati comunque molto bassi. L’impopolarità dell’inquilino dell’Eliseo, seppure in lieve risalita (4) nelle ultime settimane, rimane così bassa che pure un candidato di seconda linea come François Hollande riuscirebbe a batterlo facilmente. Il problema è che, diversamente da Strauss-Kahn, Hollande non sarebbe certo di arrivare al secondo turno. Finora le rilevazioni con Hollande candidato davano l’ex patron socialista testa a testa al primo turno con Sarkozy e Marine Le Pen. Una situazione di equilibrio tale che è impossibile oggi dire chi fra i tre riuscirebbe ad accedere al ballottaggio e chi ne sarebbe escluso. Nel frattempo alcune novità importanti dai candidati “minori” che era doveroso segnalare, e che avrebbero occupato grossa parte del post se non fosse avvenuto il caso-DSK. In primis, il candidato trotzkista Olivier Besançenot annuncia che non sarà lui il candidato presidente del “Nouveau Parti Anticapitaliste”. Besançenot, già candidato per la formazione della sinistra estrema nel 2002 e nel 2007 con risultati degni di nota (oltre il 4% ambo le volte), ha detto che non ha voglia di essere un candidato perenne, che non vuole soffocare il movimento dietro la sua personalità e preferisce lanciare anche volti nuovi (qualcuno dalle parti di Arcore prenda appunti, grazie). Molto probabilmente toccherà alla vice di Besançenot, Myriam Martin, portare la bandiera della massima formazione della sinistra antagonista. La signora Martin è molto meno famosa del suo capo, ma c’è un anno di campagna elettorale per farsi conoscere. Sempre a sinistra entra in campo Jean-Pierre Chevènement, il leader del piccolo movimento socialista euro-scettico “Mouvement Républicain et Citoyen”. Chevènement col suo 5% nel 2002 fu decisivo per la debacle di Jospin, vedremo se riuscirà a ripetere il risultato. Infine a destra la novità più rilevante. Il “Parti Radical” si stacca dall’UMP e va a fondersi col “Nouveau Centre”. I radicali rimangono sempre nell’alveo del centro-destra, ma ora non sono più parte del primo partito d’Oltralpe. La mossa serve a preparare il terreno per la candidatura dell’ex ministro dell’ambiente Jean Louis Borloo. La scissione del Parti Radical e la candidatura di Borloo all’Eliseo danno atto a interpretazioni diverse. Alcuni ritengono sia l’ennesimo segno delle spaccature interne al fronte gollista, altri invece pensano ad una mossa concordata tra Borloo e Sarkò. Borloo avrebbe il compito di togliere i voti dei moderati delusi a socialisti, verdi e alla formazione di De Villepin. Quale che sia il risultato di questa mossa, le acque della Senna sono sempre più torbide e confuse. La moltiplicazione delle candidature a destra e a sinistra e l’harakiri di Strauss-Kahn rendono questo appuntamento elettorale prossimo venturo sempre più imprevedibile ed indecifrabile. Non vorrei fare la Cassandra, ma la moltiplicazione dei candidati attuale somiglia sempre più paurosamente a quella del 2002.

Giovanni


(1) Mitterrand junior s’è giustificato dicendo che il libro “La Mauvaise Vie” è solo parzialmente autobiografico

(2) Anche Cohn-Bendit ha sempre detto che il libro “Grand Bazar” era solo in parte autobiografico

(3) Trattasi di voci mai confermate, va puntualizzato

(4) Secondo Opinion Way il presidente guadagna 5 punti in popolarità nell’ultimo mese, mentre secondo CSA l’indice di gradimento di Sarkò si alza di un punto. I tassi di gradimento di Sarkò restano comunque estremamente bassi
Tags: