Angiolini(PD): sì a Di Pietro, ma anche a Casini

Vittorio Angiolini, 56enne viareggino, ma già dal 1996 professore ordinario di diritto costituzionale e diritto costituzionale dell’Unione europea all’ università Statale di Milano, è stato candidato alle Regionali 2010 per il Partito Democratico, ricevendo 3751 preferenze (quarto più votato del partito nel capoluogo), andando molto vicino all’elezione: ci ha concesso un’intervista sullo stato del suo partito e dell’intera politica italiana.

D: Salve Professore la avverto innanzitutto che sarò un po’ cattivello col suo partito (fa solo parte del mio lavoro), ma non la prenda sul personale.

R: Non si preoccupi: al massimo mi alzo dalla sedia e me ne vado, come è molto di moda negli ultimi tempi.
D: Perfetto: innanzitutto mi dica quale alleanza per il PD: Casini o Vendola, Fini o Di Pietro.
R: Guardi, io penso che la discriminante debba essere differente dalla solita asse centro-centrosinistra, centrosinistra-sinistra: penso, invece, che il PD debba cercare la collaborazione di tutte le forze che combattono quella visione della democrazia vista come la decisione di uno, che poi sfocia nel populismo: quindi escludendo Berlusconi e la Lega, io non vedrei problemi in un governo con Casini e Di Pietro, nessuno escluso.
D: Non vede il rischio di un Prodi bis?
R: Non è la stessa cosa: Prodi cadde per mano del Pd: o meglio della sua frangia populistica (nessuno è perfetto).
D: Sappiamo che lei è un gran sostenitore del riconoscimento delle coppie di fatto, per cui si è battuto in molte sedi, anche omosessuali: eppure nel suo partito Mario Adinolfi si è espresso come un integralista cattolico.
R: Adinolfi ha detto un cumulo di sciocchezze: è però quasi normale in un partito così grande: il PD dovrebbe creare una posizione complessiva su queste questioni su cui tutti devono ragionare assieme.
D: Era appena nato il cosiddetto Terzo Polo: come vede il loro futuro?
R: Grigio, molto. Non avranno futuro. Possiamo tranquillamente dire che sono riscontrabili 3 tronconi in questo nuovo progetto: Fini, il cui sforzo è da apprezzare per la volontà di togliere la destra dalle contaminazione berlusconiane, Casini, che rappresenta il vecchio monolita centrista e Rutelli che è un degenato del centro sinistra: ma costui non riceverà molti consensi.
D: Appunto: lei non vede un problema cattolici nel Pd con tutte queste fuoriuscite?
R: Io penso che i cattolici siano la gran maggioranza in Italia: proprio per questo motivo non devono essere rappresentati da certi partiti, più o meno mini. In tempi non sospetti la Dc ha funzionato benissimo in una logica di blocchi contrapposti, ma soprattutto perchè era complessivamente rappresentata, da Fiori a Fanfani: proprio quello che non è Forza Italia (intende Popolo della Libertà ndr).
D: Cioè?
R: La sinistra italiana ha fatto 2 errori colossali: quello di sottovalutare Berlusconi nel ’94 e di continuare a sopravvalutarlo ora: ora vuole difendere solo il suo patrimonio: con lui non c’è possiblità di dialogo, fa solo populismo.
D: Passiamo a un argomento da lei molto affrontato: la legge elettorale, perchè dicono che sia incostituzionale nella parte mancante delle preferenze?
R: Sì lo è, ma non per questo motivo: è incostituzionale perchè non c’è una soglia minima sotto la quale non ottieni il premio di maggioranza: può un partito del 25 % ottenere il 55 % dei seggi al Parlamento? Un mostro giuridico: metterei questa soglia almeno al 40%.
D: Vendola: arma in più o a doppio taglio per il centro sinistra?
R: Nicoletto è un fenomeno molto complesso: è un populista in Puglia, ma è un gran trascinatore, uno strepitoso oratore: porta, insomma i pregi e i difetti della sinistra del Pd di vecchia data: se ancora non è riuscito a diventare il Berlusconi di sinistra, ben presto, continuando così, ce la farà.
D: Ma insomma lo voterebbe o meno a Presidente del Consiglio?
R:(Ride). Sì: preferirei però Bersani e Ignazio Marino alla segreteria (lui è stato candidato per la corrente mariniana alla segreteria del Pd a Milano), Bersani farebbe molto meglio in quel ruolo, il Pd ha bisogno di una svolta, lui non può darla.
D: Cosa vuole dire?
R: Ci sono due signori, noi li chiamiamo Bibì e Cocò in partito, Veltroni e D’Alema, capacissimi per carità, ma devono andare in pensione se vogliono il bene del Pd: non è tollerabile che dettino ancora la linea dopo tutti questi anni di attività.
D: E di Renzi invece cosa mi dice?
R: Renzi vuole inserirsi in alto: il suo progetto di rinnovazione è un’assoluta fesseria: lui è la copia sbiadita dei compari di prima: preferisco tenermi l’originale a sto punto: a questo proposito vorrei dare un consiglio ai giovani che si buttano in politica.
D: Prego.
R: Sogno una società in cui un giovane si realizza nella sua professione, studia, lavora e solo dopo ciò scende in politica: sui 45 anni, insomma.
D: Altro argomento a lei molto caro,la giustizia: cosa deve fare il Pd per contrastare questo governo?
R:Una cosa semplicissima, difendere l’autonomia dei giudici: non lo fa abbastanza.
D: Anche sulla difesa dell’ambiente non fa abbastanza.
R: Questo non è vero: si vada a vedere cosa abbiamo deliberato recentemente: no nucleare, sì rinnovabili, più eolico “saggio”, basta tagli.
D: Crede che il bipolarismo resisterà in Italia?
R: Non è mai esistito davvero, purtroppo: ma ora come non mai vedo incredilimente emergere il fallimento di un progetto di una politica, ma soprattutto di questi politici: il livello del nostro rappresentante medio è bassissimo, il Parlamento è oggetto di stupri quotidiani lessicali e intellettuali enormi: per non parlare di queste scissioni: nessuno prenderà il 1 %.
D: Salva qualcosa di questo governo?
R:Pochissimo. Il momento storico è pesante: peraltro il legislatore sul lavoro è allo sbando, sulle opere pubbliche ha completamente fallito, sui diritti e sulla magistratura non ne parliamo.
D: Come vede l’Italia nel Dopo Berlusconi? Abbiamo già toccato il fondo?
R: No, non c’è mai fine al peggio: scorgo un degrado della società che non può portare a niente di buono: ne va la democrazia.
D: E come vede l’economia italiana?
R: Sposo in pieno le tesi di Casini, qui: dobbiamo ridimensionarci la nostra è una crisi strutturale: fare sacrifici e capire che il futuro non sarà migliore del presente.
D: E quella mondiale?
R: Vedo in futuro un mondo molto più democratico: a parte la Cina e l’India che sono state troppo sopravvalutate e che presto si ridimensioneranno per motivi diversi, vedo Stati, in primis il Brasile che premono fortemente sulla nostra società: faranno ben presto la parte dei leoni.
D: Un consiglio da dare al nuovo sindaco di Milano, suo amico Giuliano Pisapia?
R: Preferisco darglielo in privato: non posso mica dirle tutto!
Vivamario
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