Cantiere Operativo: proposta di RIFORMA del SISTEMA PREVIDENZIALE

“diamo un futuro ai nostri figli”
Nota per i Lettori

Funny King e Martino hanno lanciato una proposta per una riduzione di 200 miliardi di Spesa Pubblica. L’obiettivo mi trova d’accordo, e vorrei dare un contributo, visto che da molti mesi faccio proposte in tal senso, corredate da proposte operative a mio avviso piuttosto serie.   Nel presente post parleremo di Pensioni, e lancero’ un post di Proposta Operativa in tal senso; l’obiettivo non e’ fare un post per deliziare i lettori di Rischio Calcolato e Scenari Politici di una lettura, ma di avere da Voi feed backs e suggerimenti operativi, per cui vi chiedo di commentare il post in termini operativi, e non in termini di massimi sistemi.   Grazie ai commenti piu’ validi, correggero’ il tiro (come gia’ fatto per la proposta operativa sulla casta e sui dipendenti PA, e come intendo fare per altri interventi successivamente) e forniro’ qualcosa di scritto a FK, che a sua volta potra’ arricchirlo ed utilizzarlo come meglio crede. L’articolo e’ lunghetto, ma d’altronde, fare un’intervento della dimensione di 50-60 miliardi, non e’ cosa banale, per cui ringrazio per l’eroica pazienza coloro che riusciranno a leggerlo tutto, ed a commentarlo. Vi ringrazio da subito per il contributo.

 Premesse
 (numeri spaventosi)
–          Solo nel 2009 l’importo complessivo annuo delle prestazioni pensionistiche previdenziali ed assistenziali erogate sarebbe stato di 253.480 milioni di euro: il valore corrisponderebbe addirittura al 16,68% del prodotto interno lordo. A dirlo sono le rilevazioni annuali sui trattamenti pensionistici e sui loro beneficiari condotte dall’Istituto nazionale di statistica assieme all’Istituto nazionale della previdenza sociale.
–          L’incidenza della spesa pensionistica sul Pil nel 2009 e’  per le pensioni di vecchiaia l’ 11,74% del 2009 (quasi 180 miliardi), per le pensioni di invalidità, invalidita’ civile ed accompagnamenti  l’ 1,78% (oltre 27 miliardi), per le pensioni ai superstiti il 2,5% (circa 38 miliardi), il resto pensioni sociali e idennitarie e di guerra.
–          nel 2009 sono state erogate 23,8 milioni di prestazioni pensionistiche (spesso cumulate): circa 12 milioni di vecchiaia/anzianita’, quasi 5 milioni ai superstiti, ed i restanti 6,8 milioni sono prestazioni di invalidita’ o assistenziali. Si fa presente che il 67% delle pensioni a superstiti, di invalidita’ ed assistenziali sono erogate a soggetti che percepiscono e cumulano altri trattamenti
–          il 29,5% dei trattamenti pensionistici sono percepiti da persone con meno di 64 anni
–          se si rapporta il numero dei pensionati alla popolazione occupata, si rilevano 71 pensionati ogni 100 occupati 
–          Vi sono forti divergenze territoriali nell’erogazione delle pensioni di invalidita’ e di quelle assistenziali, con alcune regioni (spesso nelle regioni centrali e meridionali) talvolta con erogazioni quasi doppie rispetto alle regioni benchmark (Piemonte e Lombardia), che non hanno apparente giustificazione

(confronti internazionali)
–          L’Italia spende in pensioni circa un 3-4% in piu’ della media UE, pari ad una cifra equivalente a 50-60 miliardi
–          L’Italia ha il primato negativo Europeo di lavoratori nella fascia d’eta’ 60-64 anni (meno del 20%), contro il 65% della Svezia per esempio. L’eta’ media di pensionamento e’ di 60 anni, quasi 2 anni in meno della media UE, e 4-5 anni meno dei paesi piu’ virtuosi
–          PENSIONI IN EUROPA. Belgio: 65 anni uomini e donne; Danimarca: 65 anni uomini e donne, innalzamento a 67 tra il 2024 e il 2027; Francia: 62 anni uomini e donne, aumento progressivo di quattro mesi l’anno dal 1 luglio 2011 (a regime nel 2018); Germania: 65 uomini e donne per i nati ante 1947, 67 anni uomini e donne con aumento graduale dal 2012 al2019 a partire dai nati nel 1947; Regno Unito: uomini 65 anni, donne, graduale aumento fino a 65 anni dal 2010 al 2020. Previsto un aumento a 68 anni per tutti tra il 2024 e il 2046; Spagna: uomini e donne a riposo a 65 anni. Aumento graduale fino a 67 anni dal 2018 al 2027. Quanto all’ammontare degli assegni corrisposti il sistema Retributivo Italiano e’ uno dei piu’ generosi in Europa, mentre il Contributivo che subentrera’ gradualmente e’ uno dei meni generosi.

(le riforme fatte)
–          Chi e’ attualmente pensionato, l’ha fatto col sistema RETRIBUTIVO, un sistema generoso, che elargisce una pensione pari al 70-80% dell’ultimo trattamento; chi andra’ in pensione entro il 2015 godra’ dello stesso trattamento. I criteri di accesso alla pensione sono tali che a 60 anni si va in pensione. Chi si pensionera’ nel 2015-35 lo fara’ col sistema MISTO, che assicura trattamenti del 50-60% e lo fara’ di fatto a 62-65 anni , e dal 2035 tutti col sistema CONTRIBUTIVO, con assegni del 40-50% e pensione con eta’ vicine ai 70 anni.
–          La Riforma DINIdel 1996 prevedeva il mantenimento del generosissimo sistema retributivo a ci aveva 18 anni di contributi in quell’anno, ed un sistema Contributivo (tanto versi, tanto ricevi) per chi iniziava a  lavorare all’epoca; chi stava nel mezzo un sistema Misto. La riforma era azzeccata, ma con entrata a regime incredibilmente lunga, di fatto condannando le generazioni giovani a pagare enormi ammontari per le pensioni dei padri giovani pensionandi, ed a loro volta a pensionarsi vecchi e con pensioni bassissime.
–          Le ultime Manovre prevedono che parta in anticipo di due anni l’adeguamento del requisito d’età alla speranza di vita (prima fissato al 2015). Questo significa che dal 2013 ci sarà un aumento di tre mesi (è già stabilito dalla legge) dell’età per andare in pensione. Poi ogni tre anni ci sarà uno scatto, con aumenti stimati in 3-4 mesi per volta. Risultato: nel 2050 ci vorranno 3 anni e 10 mesi in più di lavoro per andare in pensione rispetto a ora, dice la relazione tecnica al decreto. Se a questo ritardo aggiungiamo la «finestra mobile» decisa l’anno scorso, che vale 12 mesi di attesa per i lavoratori dipendenti (18 per gli autonomi), vediamo che mentre per andare in pensione di vecchiaia nel 2013 ci vorranno 66 anni e tre mesi (61 anni e tre mesi per le donne) nel 2030 saremo già a quasi 68 anni e nel2050 a circa70. L’aggravio sarà particolarmente pesante per le giovani lavoratrici, che dal 2020 subiranno anche la seconda novità della manovra: l’aumento graduale dell’età per la pensione di vecchiaia, che arriverà a 65 anni, come per gli uomini, nel 2032.

Proposta Operativa

 A) PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANITA’
–          Per coloro che avevano 18 anni di contributi nel 1996, si conserva il diritto di pensionarsi col sistema RETRIBUTIVO, ma tale diritto viene confermato solo al raggiungimento dei 67 anni di eta’, oppure con 45 anni di contributi e 64 anni d’eta’ (parametri soggetti comunque all’adeguamento al requisito d’eta’ alla speranza di vita triennale) e 45 anni di contributi e 60 anni d’eta’ per i soli lavori usuranti; stesso criterio per chi aveva tra ZERO e 18 anni di contributi nel 1996, conservando conserva il diritto di pensionarsi col sistema MISTO.
–         Restano in vigore le norme attualmente previste di pensionamento (40 anni contributi, o 35 anni contributi e 62 anni d’eta’ o 65 anni d’eta’), che verranno comunque adeguate come previsto triennalmente, ma unicamente col sistema CONTRIBUTIVO.
–   Eliminazione delle “eccezioni” alla regola: i presenti criteri varranno per tutti (inclusi i politici)
Le presenti disposizioni, consentiranno a coloro che sono prossimi al pensionamento di mantenere la possibilita’ di pensionarsi a breve, a circa 60 anni, ma col regime Contributivo (tanto ho versato, tanto prendo) e quindi con pensioni pari a circa meta’ dell’ultima retribuzione, e non il 70-80%. Se vorranno la “ricca” pensione, dovranno restare al lavoro altri 5 anni.
E’ verosimile pensare che una quota tra il 50% ed il 70% restera’ al lavoro, ed una quota tra il 30% ed il 50% andra’ in pensione (ma con pensione tagliata di 1/3).
Entro 5 anni, l’eta’ media di pensionamento salira’ da60 a63 anni (ed in seguito salira’ ancora per l’adeguamento dei coefficenti).
Annualmente si pensionano per anzianita’ e vecchiaia circa mezzo milione di Italiani, per ammontari di pensioni erogate di circa 10 miliardi, che in 5 anni fanno 50 miliardi.  Con le presenti disposizioni, e con le ipotesi fatte, i nuovi pensionamenti in 5 anni saranno pari ad un’equivalente di 15 miliardi, con un risparmio di 35 miliardi; prudenzialmente stimiamo in 32 miliardi i risparmi annui ottenibili tra 5 anni, che diventeranno 40 tra 7 anni.  
  
B) PENSIONI DI REVERSIBILITA’
–         Per coloro che attualmente sono gia’ in pensione restano in vigore le norme attualmente previste (composite, ma che sostanzialmente prevedono che il coniuge prende il 60% della pensione del defunto), con pero’ una penalizzazione dell’1,5% annuo nel calcolo, per ogni anno d’eta’ di differenza tra i 2 coniugi (per esempio se una persona di 80 muore, ed il coniuge ha 80 anni questo prendera’ il 60%, ma se ha 70 anni prendera’ il 45%); Eliminazione della Reversibilita’ per matrimoni contratti oltre i 70 anni, con persone sotto i 50 anni (norma anti-furbi)
–   Per coloro che ancora devono andare in pensione, all’atto del pensionamento verra’ richiesto al Pensionando (analogamente a come accade in talune previdenze private), se optare per il pensionamento senza “reversibilita” (con mantenimento pensione come da sezione A), o con “reversibilita’” (in tal caso l’ammontare della pensione verra’ riparametrato in base all’eta’ del coniuge)
–   In caso di morte in eta’ di Lavoro, il coniuge percepira’la Reversibilita’,ma ricolcolata in base alla differenza d’eta’ col deceduto, ed in base al reddito che il coniuge stesso percepisce.
Le presenti disposizioni, consentiranno un risparmio sul previsionale in 5 anni pari a circa 3-4 miliardi all’anno, e pari e 5 miliardi dopo 7 anni.
  
C) PENSIONI DI INVALIDITA’ ed ASSISTENZIALI
–         Tutte le pensioni di Invaldita’ ed Assistenziali verranno ricontrollate da apposite commissioni mediche, con controlli incrociati conla GDF; 
–   I criteri di attribuzione dell’invalidita’ ed accompagnamenti verranno irrigiditi
–   Le commissioni mediche che attribuiranno invalidita’ ed accompagnamenti che nei controlli si riveleranno “false”, verranno sciolte, ed i membri delle stesse multati per l’ammontare della frode ricevuta dallo stato (se recidivi Licenziati i membri)
Le enormi differenze territoriali nelle erograzioni non sono giustificate (non si comprende per esempio la ragione dell’erogazione del doppio delle pensioni di invalidita’ in Umbria o in regioni meridionali rispetto a Piemonte e Lombardia, considerate berchmark). L’obiettivo e’ raggiungere in 3 anni una situazione con una distribuzione di tali pensioni omogeneo, e comunche proporzionale alla popolazione (anziana) ivi presente.
Le presenti disposizioni, consentiranno un risparmio sul previsionale in 5 anni pari a circa 5 miliardi all’anno.

D) PENSIONI ESISTENTI
–         Pensioni di vecchiaia/anzianita’/reversibilita’ fino a 25.000 euro all’anno: per tutte le pensioni erogate, l’INPS o l’ente di riferimento, ricalcolera’ in base ai contributi versati, quanto sarebbe l’ammontare col sistema contributivo, a parita’ di rivalutazione. Per tutte le pensioni, ove l’ammontare percepito (retributivo) supera del 20% l’ammontare che si sarebbe percepito col sistema contributivo, non verra’ attuata per 1 anno la Rivalutazione (adeguamento all’inflazione), e di un ulteriore anno per ogni 10% di differenziale (es. differenza 30%, 2 anni di blocco). 
 –      Pensioni di vecchiaia/anzianita’/reversibilita’ tra 25.000 e 50.000 euro all’anno: per tutte le pensioni erogate, l’INPS o l’ente di riferimento, ricalcolera’ in base ai contributi versati, quanto sarebbe l’ammontare col sistema contributivo, a parita’ di rivalutazione. Per tutte le pensioni, ove l’ammontare percepito (retributivo) supera del 20% l’ammontare che si sarebbe percepito col sistema contributivo, non verra’ attuata per 2 anni la Rivalutazione (adeguamento all’inflazione), e di un ulteriore anno per ogni 5% di differenziale (es. differenza 30%, 4 anni di blocco).  
 –      Pensioni di vecchiaia/anzianita’/reversibilita’ tra 50.000 e 100.000 euro all’anno: per tutte le pensioni erogate, l’INPS o l’ente di riferimento, ricalcolera’ in base ai contributi versati, quanto sarebbe l’ammontare col sistema contributivo, a parita’ di rivalutazione. Per tutte le pensioni, ove l’ammontare percepito (retributivo) supera del 20% l’ammontare che si sarebbe percepito col sistema contributivo, non verra’ attuata per 3 anni la Rivalutazione (adeguamento all’inflazione), e di un ulteriore anno per ogni 5% di differenziale (es. differenza 30%, 5 anni di blocco).  
 –      Pensioni di vecchiaia/anzianita’/reversibilita’ oltre i 100.000 euro all’anno: per tutte le pensioni erogate, l’INPS o l’ente di riferimento, ricalcolera’ in base ai contributi versati, quanto sarebbe l’ammontare col sistema contributivo, a parita’ di rivalutazione. Per tutte le pensioni, ove l’ammontare percepito (retributivo) supera  l’ammontare che si sarebbe percepito col sistema contributivo, non verra’ attuata piu’ alcuna Rivalutazione, per il numero di anni necessario a far coincidere pensione percepita Retributiva e pensione che si sarebbe percepita col Contributivo.
Le presenti misure, possono apparire “feroci”, ma in realta’ non prevedono altro che una (tardiva) restituzione (tramite il non adeguamento all’inflazione) di una piccola parte di quanto percepito in eccesso rispetto a quanto non si e’ versato. E’ chiaro che saranno colpiti dal provvedimento, la quasi totalita’ dei pensionati, comunque in modo differenziato, nel rispetto sia dell’ammontare percepito, che di quanto la pensione sia maggiore rispetto ai contributi effettivamente versati.
Le presenti disposizioni, consentiranno un risparmio sul previsionale in 5 anni pari a circa 12 miliardi all’anno.
  
E) ACCORPAMENTO ENTI PREVIDENZIALI
–         Si procedera’ all’accorpamento degli Enti Pubblici vari nell’INPS, generando efficienza e riduzione personale. Non quantifichiamo nel presente post i risparmi, che riteniamo siano gia’ contabilizzati nel post sul personale della PA.     

Conclusioni
L’insieme di queste misure consentiranno una riduzione della spesa pubblica rispetto al tendenziale di 52 miliardi in 5 anni, e 62 in 7 anni, e se adottate immediatamente si passera’ da una spesa previdenziale pari a quasi il 17% sul PIL nel 2011, al 14% nel 2017 e 13% nel 2019. Tale ammontare restera’ costante negli anni a venire, grazie agli adeguamenti triennali di coefficienti ed eta’ pensionabili.
Le attuali riforme, invece, prevedono invece che per altri 35 anni la spesa previdenziale restera’ ampiamente sopra il 15%, scendendo sotto tale livello solo verso il 2050.
  
Link utili
 http://www.istat.it/it/archivio/31595
 http://www.futurolibero.it/?p=601
 http://www.linkiesta.it/pensioni
 http://www.corriere.it/economia/11_luglio_17/marro_trentanni-in-pensione-settanta_b2820db8-b045-11e0-b0ea-f35f7bc4068c.shtml
 http://www.blitzquotidiano.it/economia/pensioni-accompagnamento-reversibilita-costi-tagli-945753/
 http://www.oggi.it/attualita/attualita/2010/05/20/pensioni-di-invalidita-tutti-i-numeri/

 

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