Evasione: oltre la propaganda

L’Italia vive, a distanza di vent’anni, una nuova crisi per le proprie finanze pubbliche. La manovra (le manovre?) del governo sta deprimendo la già stagnante economia, senza risolvere i problemi più gravi. Una certa vulgata, a tale proposito, vuole che una grossa parte di queste difficoltà sia dovuta semplicemente alla massiccia evasione fiscale di alcuni distretti produttivi del Nord, tesi più volte rilanciata in televisione, ed allargata a “condannare” pubblicamente il “popolo delle partite IVA” ed i loro dipendenti.

Ci chiediamo: ma chi è che produce la ricchezza del paese, imprenditori e dipendenti privati, oppure una pletora di politici-dipendenti pubblici-pensionati che in parte sono bravi, in parte sono utili, ed in altra parte mangiano solo a sbafo? (intendo ovviamente certi privilegi di Casta, o quei dipendenti pubblici assunti in sovrannumero e senza utilità, o i falsi invalidi ed i baby-pensionati)  
Quel sistema imprenditoriale è formato da uomini, e quindi è tutto fuor che perfetto, e di sicuro include “sacche” di evasione. Ma il processo mediatico verso l’intera categoria è insieme una cattiveria astiosa ed una sciocchezza completa, ed ora andiamo a dimostrarlo con i dati sull’evasione regione per regione, secondo le stime fatte da Luca Ricolfi:  
 
Lombardia 12,5%  
Emilia Romagna 19,0%  
Veneto 19,6%  
Friuli Venezia Giulia 24,7%  
Lazio 25,0%  
Piemonte 26,1%  
Trentino Alto Adige 26,2%  
Media Italiana 26,4%  
Toscana 27,6%  
Valle d’Aosta 27,6%  
Marche 28,0%  
Abruzzo 30,5%  
Umbria 37,5%  
Liguria 42,3%  
Basilicata 48,4%  
Molise 50,9%  
Sardegna 51,3%  
Puglia 52,0%  
Campania 55,3%  
Sicilia 63,4%  
Calabria 85,3%  
 
(il dato indica che, fatto 100 l’imponibile pagato, c’è un X di imponibile evaso: l’evasione reale è dunque il dato di cui sopra, diviso per 2)  
 
Dove sarebbero mai questi fantomatici evasori in massa delle partite IVA nelle province es. venete? Visto che poi in tali regioni c’è un’elevatissima incidenza del lavoro autonomo e delle PMI, cioè dei supposti massimi evasori… Mentre in altre regioni, con elevatissima incidenza dell’impiego pubblico, l’evasione è realmente massiccia.  
 
Il fatto è che esistono due Italie (ma anche più di due) alla base del nostro disastro nei conti pubblici: quelle poche regioni con elevato PIL e scarsa evasione, che pagano per i privilegi, le disonestà e gli sprechi sia dello Stato centrale che di altre regioni. Il che ahinoi avviene in massa da decenni, senza alcun freno, tanto c’è sempre qualche imprenditore/dipendente, magari del Nord Est, sul quale scaricare prima il peso fiscale, poi il processo mediatico anche se i dati REALI indicano esattamente il contrario. Insomma, oltre al danno pure la beffa; e magari si confondono i dati dell’evasione scoperta con quella realmente presente (confondendo così i più severi controlli con i peggiori criminali…)


Un altro importante indicatore è il residuo fiscale, per vedere chi è che paga e chi è che consuma in Italia. Lo prendiamo dalla pubblicazione Federalismo, Sussidiarietà ed Evasione Fiscale, edita dall’Osservatorio sul Federalismo della Regione Veneto

(fonti e metodi di calcolo sono nel documento)

Prendiamo i dati sul residuo fiscale pro capite in €:

Lombardia 7.198
Emilia Romagna 4.203
Veneto 3.405
Piemonte 3.047
Lazio 2.346
Toscana 2.098
Marche 1.342
Friuli V.G. 640
Trentino A.A. 359
Liguria 205
Umbria 178
Abruzzo 108
Campania -1.042
Puglia -1.368
Sicilia -1.859
Molise -1.869
Sardegna -2.270
Basilicata -2.415
Valle d’Aosta -2.532
Calabria -2.797

Grosso modo, pagano le regioni ordinarie del Centro-Nord (tranne Liguria, Umbria ed Abruzzo), è un po’ fittizio il dato laziale (economia fortemente basata sulla presenza del settore pubblico, con il conseguente indotto privato, per cui gli elevati livelli di reddito, PIL e tassazione derivano dalla spesa pubblica) ed è “disastroso” il dato del Meridione e delle Isole più la Valle d’Aosta. Le regioni speciali hanno inoltre il vantaggio di poter gestire in proprio la massima parte di quei fondi: e questo ammesso e non concesso che la spesa statale pro capite sia totalmente utile (come accennato sopra, direi anche di no).
Il verbo “pagare” è letterale: alle pagine 70-71-72 del documento ci sono le tabelle relative all’indice di discrepanza, dalle quali emerge che nel Nord Est il tenore di vita è pienamente compatibile coi redditi dichiarati, mentre nelle regioni con elevato residuo fiscale&evasione il tenore di vita è nettamente più elevato del reddito disponibile. Letteralmente, questa discrepanza viene pagata da una parte dell’Italia all’altra:

1 Emilia Romagna 0,8249
2 Friuli-Venezia Giulia 0,6873
3 Trentino-A.A. 0,6315
4 Piemonte 0,6261
5 Marche 0,5050
6 Veneto 0,3971
7 Lombardia 0,3925
8 Lazio 0,2542
9 Umbria 0,2236
10 Toscana 0,1865
11 Liguria -0,0852
12 Basilicata -0,0900
13 Molise -0,1021
14 Valle d’Aosta -0,1128
15 Abruzzo -0,2155
16 Puglia -0,7168
17 Calabria -0,8278
18 Sardegna -0,8418
19 Sicilia -0,8462
20 Campania -0,8907

Ed alle pagine 75-76 viene indicato il “rischio reale” di evasione fiscale:

Germania 119
Austria 115
Francia 113
Italia 109
Regno Unito 109
Belgio 106
Grecia 104
Irlanda 96
Spagna 95
Paesi Bassi 93
Portogallo 91
Svezia 90
Danimarca 85
Ungheria 79
Finlandia 79
Slovenia 78
Rep. Ceca 74
Slovacchia 72
Polonia 71
Bulgaria 63
Romania 59

Curiosamente, l’Italia ne viene fuori piuttosto bene nel contesto europeo, anche se al suo interno le differenze fra Nord e Sud rimangono grandi (i dati regionali sono nel documento). E’ anche vero che, come esplicitamente indicato per tale tabella, non tutti gli indici di benessere sono adeguati ai singoli paesi; oppure che il mediocre risultato dei paesi scandinavi è dovuto al mix fra bassi redditi disponibili per via dell’elevata pressione fiscale, ed alti livelli di vita dovuti agli ottimi servizi forniti da quegli stati.

Insomma, l’Italia ne emerge come uno stato che sta letteralmente dilapidando la propria ricchezza, e redistribuendo la stessa non già dai ricchi verso i poveri (altrimenti il Meridione avrebbe livelli di sviluppo elevati) ma dai ricchi verso le diverse “clientele” che vivono come parassiti alle nostre spalle. Alte tasse e cattivi servizi sono i principali sintomi di questa “malattia” nazionale, dato che finanziamo con ingenti somme una spesa pubblica tanto grande quanto inefficiente; cui ora si aggiunge anche la “febbre” della crisi delle finanze statali.

Filippo83 

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