Oggi la Polonia va al voto per il rinnovo del parlamento. Qualche mezzo d’informazione vi ha parlato della cosa negli ultimi mesi? Direi di no. Eppure dovrebbero farlo, visto che parliamo di un paese che, con i suoi 38 milioni di abitanti, è il sesto paese dell’UE per popolazione, la cui crescita economica non ha conosciuto recessione, nemmeno nel 2009, e che diventa sempre più importante negli equilibri del continente vista la crisi dei paesi mediterranei, la rinascita della Russia e la svolta ad est della Germania. In quel di Polonia la sfida elettorale rimane confinata ad un derby delle destre. Da una parte la destra democristiana, moderata e liberale di Donald Tusk, dall’altra la destra tradizionalista nazionalista, isolazionista e conservatrice di Jaroslaw Kaczynsky, gemello di Lech Kaczynski. Nel mezzo due formazioni minori, gli anti-clericali di Palikot e i ruralisti del Partito Popolare. La sinistra, al solito, non è pervenuta con i post-comunisti che ciondolano intorno all’8%, ancora non ripresisi dagli scandali di corruzione che li avevano travolti nell’era Kwasniewski. Il partito di Kaczynski nelle ultime settimane ha rimontato di molto lo svantaggio e i sondaggisti avvisano che gli elettori di Kaczynski sono più restii a rivelare la propria posizione in un sondaggio. La coalizione bipartitica tra “Piattaforma Civica” di Tusk e il “Partito Popolare” è quindi in pericolo. La perdita della maggioranza per la coalizione moderata di Tusk aprirebbe a quelle che alcuni definiscono “alleanze indecenti”. Tusk esclude una “Grande Coalizione” con Kaczynski riportando così in gioco i post-comunisti e il partito anticlericale di Palikot. E proprio su una possibile partecipazione di Palikot al governo ha martellato Kaczynski dicendo ai polacchi, secondo “Gallup” popolo più devoto d’Europa, che una vittoria di Tusk porterebbe un mangiapreti al governo. Kaczynski ha inoltre attaccato Vladimir Putin e Angela Merkel, accusandoli di preparare una sorta di nuovo patto Molotov-Rippentrob sulle spalle dei polacchi, risvegliando così i vecchi sentimenti anti-tedeschi e anti-russi fortissimi tra i polacchi. Tusk dovrebbe comunque vincere, ma la navigazione nei prossimi quattro anni non sarà per nulla facile.
Polonia, Tusk favorito nel derby delle destre. Francia, Hollande al primo turno?
Passiamo alla Francia che s’appresta a coronare lo sfidante di Sarkozy. Se un anno fa qualcuno avesse detto che François Hollande si sarebbe presentato all’appuntamento delle primarie come il favorito numero 1 avrebbe sentito una fragorosa risata. La resurrezione politica del presidente della Corrèze ha effettivamente del clamoroso, e c’è da scommettere che, anche senza l’incarcerazione di Strauss-Kahn, Hollande avrebbe dato parecchio filo da torcere all’ex presidente dell’FMI. La Francia non è nuova a resurrezioni improvvise di personalità date per politicamente morte. Pensiamo solo ai due presidenti più famosi del dopoguerra, De Gaulle e Mitterrand, entrambe giunti all’Eliseo dopo esser stati considerati finiti. François Hollande negli ultimi sondaggi stacca nettamente Martine Aubry e qualcuno lo da vicino alla soglia del 50% che consentirebbe ad Hollande la vittoria al primo turno. La candidatura di Martine Aubry non è decollata e lo stesso Strauss-Kahn sembra aver dato il colpo di grazia al sindaco di Lille, svelando che il patto di Marrakech, di cui Aubry negava l’esistenza, c’era. Cosa propone in concreto Hollande per la Francia? Partiamo dall’economia. Hollande propone una tassazione sugli istituti bancari, il pareggio di bilancio entro il 2017, un calmierei sui prezzi dei carburanti e dei generi alimentari, introduzione di una quota proporzionale alle elezioni legislative, tassa sul carbone, riduzione della quota di energia nucleare dal 75% al 50% entro il 2025, costruzione di un milione di nuove abitazioni, ritorno dell’età pensionabile a 60 anni, 60mila nuove assunzioni nell’istruzione pubblica, esenzioni fiscali per le aziende che assumono giovani con meno di 25 anni. Questo in breve il programma dello sfidante in pectore di Sarkozy. Rimane effettivamente l’incognita dei sondaggi che in questo tipo di consultazioni non hanno dato buona prova, ad esempio nelle primarie ecologiste e al congresso socialista di Reims. Ségolène Royal, che nelle ultime rilevazioni si vede quarta, addirittura scavalcata da Arnaud Montebourg, grida al complotto dell’Eliseo contro di lei. Secondo la Royal, Sarkò diffonderebbe sondaggi fasulli per togliere di mezzo lei, l’unica in grado di batterlo. Al di la del delirio di un cadavere politico, c’è da dire che per l’appunto le rilevazioni in questo tipo di competizioni sono sempre un’incognita, ma da Parigi sembra proprio che toccherà a Hollande sfidare Sarkozy. Al massimo ci vorrà un turno di spareggio contro Martine Aubry la settimana prossima. Il grande dubbio su Hollande è essenzialmente questo, può un uomo che non è stato in grado di gestire un partito gestire una nazione? Hollande è l’uomo che ha ereditato da Jospin la guida del PS quando questo era il primo partito del paese nel 2007 e l’ha guidato verso due sconfitte elettorali, una disastrosa (’02) e una più contenuta (’07), e quando l’ha consegnato a Martine Aubry questo era un covo di serpi, una polveriera pronta ad esplodere. Hollande non ha alcuna esperienza di governo diretto, come ha spesso sottolineato Martine Aubry non ha mai fatto il ministro e l’unica esperienza a livello nazionale, come segretario del PS è stata assolutamente ingloriosa. Oggi i francesi sono giunti a un tale livello d’insofferenza nei confronti di Sarkò che voterebbero pure lui, ma sarà così anche ad Aprile 2012?
Giovanni