Con Mitt Romney ormai stabilmente candidato “in pectore” si comincia a parlare di possibili candidati vice per l’algido ex governatore del Massachusetts. La scelta preferita dall’ establishment è il senatore della Florida Marco Rubio, la faccia pulita del TEA Party . Il senatore di origini cubane ha però negato un suo interesse ad essere il numero 2 del ticket conservatore, anche se queste dichiarazioni spesso lasciano il tempo che trovano. C’è però un altro nome, sempre legato al TEA Party, che prende quota. Per scongiurare una possibile corsa solitaria di Ron Paul, che taglierebbe le gambe a Mitt Romney, si comincia a parlare di un compromesso tra coloro che, al momento, sono i primi due classificati alle primarie repubblicane. E il nome del compromesso è quello del figlio di Ron Paul, il senatore del Kentucky Rand Paul. Rand Paul non è una trota qualsiasi, il suo seggio al Campidoglio infatti se l’è dovuto sudare. Alle primarie repubblicane ha tramortito il candidato dell’establishment, Tray Grayson e alle generali se l’è dovuta vedere col procuratore generale dello stato Jack Conway. Ne è uscito più che bene, tra l’altro respingendo alcuni velenosi e potenzialmente letali attacchi dell’avversario, attacchi che si sono tramutati in un boomerang per Conway. Rand Paul, come il padre, è un ribelle. Da quando ha messo piede al Campidoglio infatti ha votato contro la maggioranza dei suoi compani di partito un terzo delle volte, più di qualunque altro senatore repubblicano. Dall’altro lato però si dice che Rand sia comunque più incline ai compromessi del granitico padre. Sempre di libertari e paleoconservatori parliamo per carità, però Rand appare un po’ più mainstream del padre. La mossa di Romney, oltre a prevenire una corsa solitaria del deputato texano, potrebbe anche rendere più facile a TEA Parties, Libertari ed elettori di Paul senior mettersi una molletta sul naso il 6 novembre prossimo. Rand sornione risponde a chi chiede chiarimenti “non ci sto pensando, per ora…” . Il solo fatto che girino voci di questo genere è comunque indice importante di come il GOP, volente o nolente, dovrà fare i conti con Paul e il fatto che il “Paulismo” sia ormai in via di definitivo sdoganamento. Se tutto continua come ora infatti Ron Paul ha serissime probabilità di chiudere le primarie al secondo posto per numero di voti dietro al gelido mormone. Inoltre l’arzillo vecchietto texano vanta quasi il 50% del voto giovanile in Iowa e New Hampshire e attivisti estremamente presenti sul web, piattaforma ormai fondamentale nella politica a stelle e strisce. Un ticket Romney-Paul junior rispecchierebbe anche alcuni canoni “storici”. Si dice, se il candidato presidente è del nord il suo vice dev’essere del sud e difatti uno è del Massachusetts l’altro del Kentucky. Se il presidente è anziano il suo vice dev’essere giovane. E Mitt ha 64 anni contro i 48 di Rand. Se uno è moderato gli va affiancato un radicale. E avremmo Mitt il moderato con Rand il duro e puro. Se uno è falco in politica estera l’altro dev’essere colomba. Ed ecco il “falco” Mitt coadiuvato dalla “colomba” Rand. Infine potremmo aggiungere una “novità” ovvero se uno è un neo-con dell’establishment l’altro dev’essere un paleo-con del TEA Party. Se son rose fioriranno.
Giovanni