Varie considerazioni sul ballottaggio: comportamento degli elettori FN, astensione, e "rassegna storica"

Dunque, il sei maggio i francesi sceglieranno il nuovo presidente. Alcuni poveri illusi sperano che la vittoria dell’ex portaborse di Segolene Royal possa rompere l’asse franco-tedesco. Ai poveri illusi ricordo che quando veniva firmato il trattato di Maastricht in Francia chi governava? Il socialista François Mitterrand. Chi era presidente della Commissione Europea? Il socialista francese Jacques Delors. E Hollande fa parte di quella cordata. Perché François Hollande ex coniugato Royal è lo stesso François Hollande che nel 2005 si schierò, senza se, senza ma e senza forse a favore della “Costituzione Europea” spaccando in due il suo partito. Perché il suo partito è fiero difensore del “federalismo europeo”, perché il suo partito, che lui ha comandato in prima persona per undici anni con esiti disastrosi, è strenuo difensore dell’Euro e dell’UE. Per cui se sul serio vi illudete che basti sostituire Sarkozy con Hollande per mettere in scacco la Germania, avrei un Colosseo da vendervi. Fatta questa dovuta premessa per gli allocchi de sinistra che esultano alla sconfitta del portaborse di Carlà, diamo un’occhiata a come si sono comportati gli elettori di Marine Le Pen e François Bayrou nel 2007. E, andando più a fondo, vediamo anche come si sono comportati storicamente gli elettori del Front National nelle elezioni del 1988 e del 1995. Ci fornisce i dati TNS-Sofres, che è tra le case sondaggistiche francesi l’unica con un archivio completo.

Dunque, stando agli exit-poll di TNS-Sofres, nel 2007 gli elettori di Jean Marie Le Pen e François Bayrou si schierarono entrambe per Nicolas Sarkozy, seppur con margini molto diversi

2007

Elettori Bayrou (18,6%)

Sarkozy 40%
Royal     35%
ABN*    25%

Gli elettori di François Bayrou votarono di poco per Nicolas Sarkozy. Nonostante il forte spostamento a sinistra del leader centrista durante la campagna elettorale la maggioranza relativa dei suoi elettori preferì Nicolas Sarkozy a Segolene Royal. Una quota notevole, tra cui lo stesso Bayrou che ha dichiarato d’aver lasciato la scheda bianca, preferì non scegliere nessuno dei due.

Elettori Le Pen (10,4%)

Sarkozy 61%
Royal    12%
ABN    27%

L’elettorato del “Front National”, come vedremo nella “storia” dell’elettorato nazionalista, è molto più particolare di quanto si possa pensare e l’appoggio di questi elettori ai candidati della destra istituzionale non è affatto scontato. Nel 2007 comunque Nicolas Sarkozy riuscì a convincere la larga maggioranza degli elettori di Le Pen senior. Una non trascurabile minoranza comunque scelse Segolene Royal e più di un quarto preferì non schierarsi come indicato dallo stesso Le Pen.

Come già anticipato gli elettori “frontisti” sono un elettorato particolare. Il “Front National” si inserisce nel filone della destra populista che molti successi ha raccolto in giro per l’Europa a partire dagli anni ’90. Il primo boom del Front National risale alle elezioni legislative del 1986. Il movimento di Jean-Marie Le Pen superò il 9% dei voti e, grazie all’effimera reintroduzione del proporzionale voluta da Mitterrand in quell’occasione, ottenne 35 seggi. Da allora, sebbene ostracizzato dalla destra istituzionale dell’asse RPR-UDF prima e dell’UMP poi, il Front National è rimasto una presenza fissa nella politica dell’Esagono con un consenso variabile tra il 10 ed il 15% dei voti. Sebbene venga identificato come movimento di destra comunque il Front National attira anche molti ceti sociali storicamente di sinistra. Disoccupati, operai, giovani, persone con basso reddito. Proprio per questo l’appoggio degli elettori nazionalisti ai candidati della destra istituzionale non è affatto scontato e proprio per questo una non trascurabile minoranza di elettori nazionalisti, quando si tratta di scegliere tra destra repubblicana e socialisti, preferisce questi ultimi. Diamo comunque un’occhiata ai numeri

1995

Elettori Le Pen (15,0%)

Chirac 51%
Jospin 28%
ABN  21%

1988

Elettori Le Pen (14,4%)

Chirac         65%
Mitterrand  19%
ABN          16%

Come vediamo anche per Jacques Chirac convincere gli elettori nazionalisti non è stata un’impresa semplice. Paradossalmente Chirac ha ottenuto risultati migliori tra gli elettori frontisti nel 1988, quando venne nettamente battuto da Mitterrand, rispetto al 1995, quando invece battè Mitterrand. Nel 1995 Chirac compensò la performance non esaltante tra gli elettori di Le Pen con l’apporto dell’84% degli elettori Balladur (18,6%) e del 74% degli elettori di De Villiers (4,7%).

ASTENSIONE AL 2° TURNO


In Italia storicamente i ballottaggi non sono molto sentiti dalla popolazione e al secondo turno l’astensione vola, dando spesso sorprese clamorose. In Francia le cose vanno diversamente. Al ballottaggio l’astensione è quasi sempre inferiore rispetto al 1° turno. Alle elezioni presidenziali l’astensione al ballottaggio è sempre stata inferiore rispetto al I turno. Diamo un’occhiata alle serie storiche sull’astensione tra primo e secondo turno

2007 16,2-16,0 (+0,2)
2002 28,4-20,3 (+8,1)
1995 21,6-20,3 (+1,3)
1988 18,6-15,6 (+3,0)
1981 18,9-14,4 (+4,5)
1974 15,8-12,7 (+3,1)
1969 22,4-31,2 (-8,8)
1965 15,3-15,7 (-0,4)

Come vediamo dal 1974 ad oggi c’è sempre stato un aumento di affluenza tra il primo ed il secondo turno. Se in Italia ai ballottaggi assistiamo a veri e propri tracolli dell’affluenza in Francia invece il ballottaggio è sentito come il vero momento di scelta ed elettori che al primo turno non scelgono al secondo turno corrono alle urne. Le uniche due eccezioni sono state il 1965, quando De Gaulle batté Mitterrand, e il 1969 quando gli elettori del comunista Duclos, terzo classificato al I turno, decisero di stare a casa e di non schierarsi nel “derby delle destre” tra il gollista George Pompidou e il democristiano Alain Poher. Oltre agli elettori di Le Pen e Bayrou quindi Sarkozy dovrebbe tentare di sedurre anche quella quota di elettori astenuti al primo turno ma che si recheranno al voto al ballottaggio.

ESITI “STORICI”, BREVE CRONISTORIA ELETTORALE


Nel 1958 De Gaulle tramutò la Francia in una repubblica presidenziale e nel 1965 sancì l’elettività dell’ufficio presidenziale. Dal 1965 ad oggi mai nessun presidente è stato eletto al primo turno. Brevissima cronistoria dei precedenti esiti

1965

L’esito della prima elezione diretta fu, in un certo senso, strano. La vittoria di De Gaulle era talmente certa che tutti erano convinti non ci sarebbe nemmeno stato un secondo turno. Secondo i sondaggi il generale sarebbe stato rieletto già al primo turno, senza bisogno di ricorrere al ballottaggio. La sinistra, in stato confusionario, si riunisce dietro Mitterrand, all’epoca semi-sconosciuto ex ministro della IV repubblica. Abortita la candidatura del sindaco socialista di Marsiglia, Gaston Deferre, che rifiutava il blocco social-comunista e avrebbe invece preferito un’alleanza coi cattolici dell’MRP, versione francese della DC, con cui governava la giunta marsigliese. Proprio il forfait del candidato più forte in casa socialista, Deferre, contribuiva alla convinzione che De Gaulle avrebbe trionfato già alla prima tornata. Invece una campagna elettorale inesistente e tardiva da parte del presidente, evidentemente convinto d’esser già rieletto, riuscirono a trascinare Mitterrand al secondo turno. De Gaulle con il 45% dei suffragi ottiene il risultato migliore di sempre per un candidato al primo turno, ma ben lontano dal 50%+1 che ne avrebbe garantito la rielezione. Al ballottaggio De Gaulle resistette alla rimonta di Mitterrand, ma la sconfitta del futuro “Ton-ton” non avrebbe mai potuto essere più dolce. L’esito (55,-44,8) è stato il più ampio mai registrato in uno scontro tra gollisti e socialisti, ma la sconfitta di Mitterrand era da considerarsi quasi una vittoria, visto che a poche settimane dal primo turno De Gaulle era dato al 60% già al primo turno.

1969

Le dimissioni improvvise di De Gaulle, a causa del flop al referendum sulla riforma del senato, costrinsero i francesi ad andare al voto con due anni d’anticipo rispetto al calendario naturale. La “paura rossa”, la richiesta di ordine pubblico post-68 e la disunità socialista, produssero il primo ballottaggio interno alla destra. Il primo ministro di De Gaulle, George Pompidou, batté nettamente in un derby a destra il cattolico Alain Poher, presidente del senato. I socialisti, spaccati tra Gaston Deferre e Michel Rocard, vengono umiliati dai comunisti il cui candidato, Duclos, sfiora il ballottaggio. L’esito finale è ampiamente annunciato. Sebbene i candidati socialisti appoggino il più moderato Poher, Pompidou vince il derby delle destre in carrozza con il 58% dei suffragi.

1974

Ancora una volta i francesi sono costretti ad andare alle urne in anticipo rispetto alla naturale scadenza della legislatura. La morte improvvisa di Pompidou lascia molti sgomenti e i partiti, specie a destra, sono impreparati. La sinistra era già pronta, socialisti e comunisti, deposta l’ascia di guerra hanno già un programma e un candidato, François Mitterrand. Nel corso della campagna elettorale emerge a destra la figura di Valery Giscard-D’Estaing, ministro dell’economia in carica. La sfida è stata la più combattuta nella storia francese. Al primo turno  Mitterrand batte Giscard di 10 punti ma al secondo turno la destra si ricompatta. L’ex primo ministro, Jacques Chaban-Delmas, e Jean Royer appoggiano Giscard e i loro elettori si riversano quasi in toto su Giscard. Mitterrand invece si ritrova privo di “riserve di voti” consistenti. La spettacolare rimonta di Giscard è il primo caso in cui la vittoria finale va al perdente del primo turno

1981

Giscard riesce a portare a termine un burrascoso mandato. La destra è ormai ufficialmente divisa tra l’UDF di Giscard, di tendenza centrista europeista e cattolica e l’RPR di Chirac, più conservatore, nazionalista e in linea col gollismo “tradizionale”. Il “patto” tra socialisti e comunisti si rompe e le due anime della sinistra si presentano divise. Socialisti con Mitterrand, per la terza volta, e comunisti con Marchais. La vittoria di finale di Mitterrand è probabilmente l’esito più sorprendente della storia della V Repubblica. Sebbene i tassi d’approvazione di Giscard fossero traballanti, e i rapporti con Chirac fossero disastrosi, fino a poche settimane dal primo turno pochi ritenevano un uomo come Mitterrand in grado di battere il presidente uscente. Secondo TNS-Sofres, a Ottobre 1980 Mitterrand pagava un distacco di 15 punti da Giscard sia al primo che al secondo turno. La rimonta di Mitterrand, si concretizzava tutta nell’ultimo mese. Sebbene Giscard fosse riuscito comunque a chiudere in testa al primo turno, al ballottaggio Mitterrand ribaltò l’esito prendendosi la rivincita per la “beffa” patita sette anni prima. Giscard per l’imprevista sconfitta se la prese con Chirac, reo di un appoggio poco convinto al secondo turno. La larga maggioranza degli elettori di Chirac al ballottaggio sostenne Giscard (73%), ma una rilevante quota minoritaria (16%) optò per Mitterrand contrariamente alle indicazioni date da Chirac. La vittoria di Mitterrand venne vista più come una sconfitta della destra che come una vittoria della sinistra e difatti le politiche del 1986 che sfociarono nella prima, burrascosa coabitazione sembravano indicare che quella di Mitterrand fosse solo una breve parentesi, invece…

* Astensione/Bianca/Nulla

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