Fino agli anni ’80 lo stato di New York era considerato uno swing state. Dagli anni ’80 in poi lo spostamento a destra del partito repubblicano ha allontanato l’Empire State dal GOP, facendolo diventare uno dei bastioni del partito democratico. Fino agli anni ’80 lo stato era considerato “viola” grazie al dominio repubblicano nei sobborghi della Grande Mela, dominio che ora è svanito. L’area metropolitana della Grande Mela consente quindi ai democratici di mantenere un dominio pressoché totale sullo stato. Ai repubblicani non basta la maggioranza nell’Upstate e nell’Ovest, che rispetto alla “Grande Mela” sono un mondo completamente a parte. I repubblicani non vincono quindi i voti elettorali di New York dal 1984 e nemmeno l’11 Settembre ha cambiato gli equilibri. Quest’anno New York vota per il governatore, per i suoi due seggi al senato e per i suoi 29 seggi alla Camera. Nel 2006 il democratico Eliot Spitzer riusciva ad approfittare del ritiro dell’allora governatore repubblicano Goerge Pataki e vinceva con un impressionante 70% dei voti. Nel 2008 però Spitzer si dimise a causa di uno scandalo a sfondo erotico. Prendeva il suo posto quindi David Paterson, pure lui travolto da scandali e polemiche a non finire, polemiche specie sulla designazione del “rimpiazzo” di Hillary Clinton al senato. Non è infatti piaciuta la designazione di Kirsten Gillibrand, ma di questo parleremo più avanti. Paterson quindi vede la sua popolarità crollare ed onde evitare una sconfitta si ritira e lascia il posto ad Andrew Cuomo, procuratore generale dello stato e figlio dell’ex governatore Mario Cuomo. In campo repubblicano alle primarie c’è stata una sorpresa abbastanza clamorosa, con il milionario populista Carl Paladino che ha massacrato il candidato dell’establishment, Rick Lazio, sfidante di Hillary Clinton nella corsa al senato del 2000. Una inedita sfida tutta italo-americana dunque. Nonostante la forte impopolarità del governatore in carica però, nemmeno Paladino sembra in grado di poter insidiare Andrew Cuomo. Dopo un “bounce” post-primarie che aveva fatto trasalire i democratici, tutto è tornato alla “normalità”. DNC Solid dunque. Detto questo smentiamo il solito luogo comune dell’establishment repubblicano. Lazio non era un candidato più forte di Paladino, anzi era pure più debole. Se non altro Paladino per un paio di settimane ha fatto tremare i democratici, Lazio invece non avrebbe regalato ai repubblicani nemmeno quel paio di settimane di speranza.
Sul seggio di Charles Schumer c’è pochissimo da dire. La Schumer-machine è dura a morire e nulla lascia pensare che il repubblicano Townsend possa impensierire uno dei senatori più potenti ed influenti del Campidoglio. DNC Solid
Alla faccenda del seggio di Hillary Clinton avevamo già accennato. L’ex First Lady ha dovuto lasciare lo scranno del senato per divenire ministro degli esteri. Il processo di selezione del “tappabuchi” è stato però più complicato del previsto ed ha lasciato un lungo strascico di polemiche da cui il governatore Paterson non s’è più ripreso e che hanno coinvolto anche la Casa Bianca. Inizialmente i due nomi più in voga erano quelli di Andrew Cuomo, procuratore generale e Caroline Kennedy, figlia di JFK. Tra i rampolli delle due famiglie inizia una vera sfida come se si trattasse di primarie vere e proprie con tanto di endorsement da parte di giornali associazioni e personalità politiche per l’uno e per l’altro e sondaggi per vedere chi fra Cuomo e la Kennedy sia il più adatto a prendere il posto di Hillary Clinton. Invece, sorpresa, David Paterson sceglie l’allora rappresentante del 20° distretto Kirsten Gillibrand. Scandalo e parte la rivolta. Kirsten infatti è rappresentante di un distretto storicamente conservatore e per riuscire a vincere in un distretto così ha dovuto prendere una serie di posizioni moderate, troppo moderate per uno stato dark-blue come New York. Nel mirino soprattutto le sue posizioni sul porto d’armi ed i soldi che la NRA (l’associazione dei commercianti d’armi) ha donato alle sue campagne per la camera. Tre rappresentanti democratici annunciano che la sfideranno alle primarie, Steve Israel, Caroline Maloney e Caroline McCarthy rispettivamente rappresentanti di 2°, 4° e 14° distretto. Kirsten sembra spacciata ed i suoi tre rivali sembrano tutti più popolari e qualificati di lei per occupare il seggio che fu di Hillary Clinton. Kirsten ha però dei santi che la proteggono a Washington D.C., in primis Charles Schumer, l’uomo la cui political-machine fa paura pure a Pataki e Giuliani. Schumer convince Obama e Biden ad intervenire ed i tre ribelli vengono riportati a più miti consigli. Quale occasione migliore per il GOP? Un partito democratico spaccato, una base arrabiattissima per la scelta del governatore e per l’interventismo della Casa Bianca, una senatrice nominata praticamente sconosciuta al di fuori del suo collegio… Insomma la signora Gillibrand è realemente vulnerabile, solo che c’è un piccolo problema. Non puoi battere qualcuno, candidando un nessuno. Il GOP non è riuscito a reclutare gli unici due candidati che avrebbero potuto battere la Gillibrand, l’ex governatore Goerge Pataki e l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani entrambe poco interessati a conquistare un seggio il cui mandato sarebbe scaduto dopo solo due anni e che gli avrebbe fatto affrontare la campagna per la rielezione in un anno presidenziale con il nome di Barack Obama in cima al ticket democratico. Senza Giuliani e Pataki le possibilità di battere la Gillibrand sono scarsissime. Al posto di Giuliani e Pataki a rappresentantare il GOP ci andrà Joe Dio Guardi, conosciuto ai più non tanto per il fatto di essere un ex rappresentante del 20° distretto, quanto per il essere il padre della cantautrice Kara Dio Guardi, giudice del talent show American Idol. Insomma, ci vorrebbe ben altro per impensierire la pupilla della Schumer-machine. DNC Solid
Contiamo
– Senato, da 44–47–2–5 a 46–47–2–5.
– Camera, da 116–174–0–31 a 138–178–0–34.
– Governatori, da 13–28–1–5 a 14–28–1–5.
Giovanni Rettore e And-L