Nord e Sud: il paradosso della crescita

Nella giornata di oggi e’ uscito un’interessantissimo articolo di Ricolfi sulla Stampa, con analogo titolo del presente post, che trovate Qui.    Il ragionamento parte da una considerazione chiara: l’Italia cresce da 15 anni di fila circa l’1% in meno del resto d’Europa.   L’analisi prosegue, e Ricolfi constata che negli ultimi 15 anni il PIL procapite del Sud e’ cresciuto di circa lo 0,7% all’anno in piu’ di quello del Nord, nonostante una serie di svantaggi notevole. La conclusione dell’autore e’ che, l’unico vero parametro di vantaggio del Sud rispetto al Nord e’ legata al fatto che al Sud c’e’ un’evasione contributiva notevolmente superiore, in particolare sui produttori (una sorta di auto-riduzione del cuneo fiscale), e quindi ritiene che al Sud vi sia stata una crescita aggiuntiva connessa alla minor pressione fiscale reale sul mondo produttivo pari ad un valore dell’1,2% (sempre in termini annui e procapite).  In conclusione, solo abbattendo il peso fiscale sui produttori l’Italia puo’ riallineare la crescita a quella Europea.
Ho provato a verificare il ragionamento di Ricolfi, partendo dai dati ISTAT sui conti economici regionali 1995-2009 che trovate Qui.
Questa l’analisi numerica delle varie componenti del PIL, attualizzate ed espresse in termini procapite del Nord e del Sud nel periodo tra il 1995 ed il 2007/2009 (a seconda della disponibilita’ dei dati):
Andamenti del PIL pc del Sud rispetto al Nord:
– PIL Totale pc (vantaggio del Sud rispetto al Nord): 0,6%
– PIL Agricoltura pc (vantaggio del Sud rispetto al Nord): 0,1%
– PIL Industria pc (vantaggio del Sud rispetto al Nord): 0,5%
– PIL Servizi pc (vantaggio del Sud rispetto al Nord): 0,3%
– PIL Imposte Indirette pc (vantaggio del Sud rispetto al Nord): 0,7%
Pesi percentuali delle varie componenti del PIL:
– PIL Agricoltura: al Nord pesa il 2%, al Sud il 4%
– PIL Industria : al Nord pesa il 26%, al Sud il 16%
– PIL Servizi : al Nord pesa il 62%, al Sud il 68%
– PIL Imposte Indirette : al Nord pesa il 10%, al Sud il 12%

Crescite medie attualizzate annue del PIL pc post 1995:
– PIL Agricoltura: Nord  0,0%, Sud 0,1%
– PIL Industria : Nord -1,1%, Sud -0,6%
– PIL Servizi : Nord 0,6%, Sud 0,9%
– PIL Imposte Indirette : Nord 0,7%, Sud 1,4%

La prima conclusione, e’ che il vantaggio lordo complessivo e’ dello 0,6% (e non 0,7% indicato da Ricolfi), e che e’ riconducibile essenzialmente al fatto che il Sud e’ enormemente meno dipendente dal settore industriale rispetto al Nord (settore in declino evidente). Inoltre, perlomeno sul fronte dell Imposte Indirette, appare evidente che la forbice tra Nord e Sud s’e’ ridotta (quindi la differenza d’evasione, perlomeno su consumi ed importazioni, s’e ridotta, e questo appare in contrasto con le tesi di Ricolfi).
Comunque, la reale differenza di crescita annua procapite di PIL, e’ del 0,1% nella Agricoltura, 0,3% nei servizi, 0,5% nell’Industria; diciamo uno 0,3-0,4% medio, armonizzando le componenti, che e’ cosa assai diversa dello 0,7% ipotizzato da Ricolfi.
La stessa dinamica delle entrate, contrasta un po’ col ragionamento di Ricolfi sull’evasione quale vantaggio competitivo, visto che, perlomeno nella sua componente indiretta, quelle del Sud sono cresciute in modo maggiore rispetto al Nord.
Andando poi, a segmentizzare i dati sul Terziario, si scopre che le dinamiche del PIL pc medie annue, nel settore dei Servizi Finanziari e Professionali ed Imprenditoriali di Nord e Sud, sono allineate.
I veri vantaggi ottenuti dal Sud rispetto al Nord vengono da 2 settori ben precisi:
– il PIL connesso a commercio, turismo e trasporti (settori fortemente legati ai consumi)
– il PIL connesso alla Pubblica Amministrazione ed annessi (istruzione, sanita’, etc), che al Sud pesa ben il 25% (contro il 14% del Nord); si nota che questa componente del PIL ha un peso di proporzione esattamente invertita rispetto a quella dell’industria nel paragone Sud/Nord, e tale settore ha avuto una dinamica di crescita al Sud migliore di quella al Nord, sempre in termini procapite.
Mentre al Nord l’industria e’ un settore centrale, e negli ultimi 15 anni ha avuto una forte crisi che s’e’ riflessa sugli altri settori generanti il PIL, al Sud l’industria pesa poco, e qui i settori legati alla Pubblica Amministrazione hanno “pompato” denaro, che a sua volta ha pompato i consumi e quindi il PIL.
In conclusione, a mio vedere, con tutto il rispetto per le tesi di Ricolfi, il miglior andamento del PIL procapite medio annuo al Sud, non e’ conseguenza di una maggior liberta’ del mondo dell’impresa (una minore tassazione dovuta a maggiore evasione), ma e’ legato al fatto che il Nord ha un’economia fortemente legata a settori in crisi internazionale (l’Industria) e sottoposti ad una competizione serrata e con PIL calante, mentre il Sud ha un’economia fortemente legata allo Stato, settore la cui presenza nell’economia del Sud non ha conosciuto crisi, visto che la concorrenza e’ anche inesistente, ed il cui peso e’ addirittura aumentato.
In sintesi, il SUD ha avuto maggior crescita del NORD grazie all’assistenzialismo (e non all’evasione fiscale e quindi alla conseguente maggiore liberta’ economica dei “produttori”).
Concordo con Ricolfi che per recuperare quell’1% di PIL col resto d’Europa, uno dei fattori vincenti e’ la “minor tassazione sui produttori”, ma direi che ve ne sono anche altri altrettanto importanti (rimozione di vincoli burocratici, ridare certezze agli investimenti effettuati, una giustizia funzionante, infrastutture ed energia competitive, etc).
Avrei trovato l’analisi di Ricolfi piu’ convincente, se invece di paragonare impropriamente Nord e Sud Italia, avesse paragonato Germania ed Italia.
Tags: