(diamo un futuro ai nostri figli)
Nota per i Lettori
Funny King e Martino hanno lanciato una proposta per una riduzione di 200 miliardi di Spesa Pubblica. L’obiettivo mi trova d’accordo, e vorrei dare un contributo, visto che da molti mesi faccio proposte in tal senso, corredate da proposte operative a mio avviso piuttosto serie.
Nel presente post parleremo di Acquisti, e lancero’ un post di Proposta Operativa in tal senso; l’obiettivo non e’ fare un post per deliziare i lettori di Rischio Calcolato e Scenari Politici di una lettura, ma di avere da Voi feed backs e suggerimenti operativi, per cui vi chiedo di commentare il post in termini operativi, e non in termini di massimi sistemi.
Grazie ai commenti piu’ validi, correggero’ il tiro (come gia’ fatto per la proposta operativa sulla casta, e come intendo fare per altri interventi successivamente) e forniro’ qualcosa di scritto a FK, che a sua volta potra’ arricchirlo ed utilizzarlo come meglio crede.
Vi ringrazio da subito per il contributo.
Premesse
(facciamo il punto)
La Spesa Pubblica complessiva nel 2010 e’ stata pari a 793,513 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +44%.
Le 6 voci principali in cui e’ classificabile, a meno di ammortamenti, etc, sono le seguenti:
– Personale PA: spesa nel 2010 pari a 171,905 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +38%
– Prestazioni sociali: spesa nel 2010 pari a 298,199 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +53%
– Acquisti e consumi intermedi: spesa nel 2010 pari a 137,009 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +57%
– Investimenti: spesa nel 2010 pari a 31,879 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +15%
– Contributi, aiuti e trasferimenti: spesa nel 2010 pari a 62,799 mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a +44%
– Interessi: spesa nel 2010 pari a 70,152: mld euro, che rispetto al 2000 e’ pari a -6%
In questo post ci occuperemo di Acquisti di beni e servizi, e di consumi intermedi.
Tale voce, come si vede, ha avuto una crescita nettamente superiore alla gia’ disastrosa dinamica della Spesa pubblica complessiva.
Dei 137 miliardi spesi per acquistare beni e servizi, o in consumi intermedi, circa 25 sono imputabili allo stato centrale (in primis i ministeri), 3 agli enti previdenziali, e ben 109 agli enti locali (di cui 69 al settore sanitario).
A dire il vero, abbiamo gia’ iniziato ad occuparci di tale voce, nei post relativi alla Sanita’ ed a quello sulla Difesa, che pesano da soli per circa 75 miliardi, ed abbiamo fatto proposte operative precise, per un ammontare di risparmi di circa 15 miliardi nelle cosidette voci classificabili come Acquisti di beni e servizi, e di consumi intermedi.
Andremo ora ad analizzare tutte le altre competenze, che spendono 62 miliardi di euro, per ben il 30% legate a ministeri e stato centrale e per il 65% legate a spese di enti locali.
(una spesa in esplosione)
– La dinamica di incremento della spesa per le voci Acquisti di beni e servizi, e consumi intermedi e’ superiore al complesso della Spesa Pubblica. Gli incrementi maggiori vengono proprio dagli enti locali. La verità storica è che, tutti i tagli che ogni anno leggiamo sui giornali, riferiti a Regioni, Comuni o Ministeri sono tagli riferiti ai valori di spesa tendenziale per gli anni futuri, per cui alla fine assistiamo ad innumerevoli piagnistei degli enti locali quando si parla di tagli ai loro bilanci nelle varie manovre, che poi in parte vengono regolarmente ridotti o disattesi. In realta’ nell’ultimo decennio qui la spesa pubblica ha marciato spedita.
(30000 centri di spesa)
– Una moltitudine di centri di spesa sono presenti nel nostro paese (ministeri, regioni, enti, enti locali, provincie, comuni) ciascuno col proprio ufficio acquisti, scoordinati, senza apprezzabili sinergie. il numero delle Stazioni Appaltanti operative come centri di spesa è superiore alle 30.000, che generano 1.500.000 di contratti pubblici di lavori servizi e forniture stipulati complessivamente ogni anno; la spesa pubblica aggregata generata da detti contratti ammonta genera enormi costi finanziari che le imprese e le Stazioni Appaltanti devono sopportare per gestire la complessa macchina amministrativa che, al momento, regola gli appalti. Secondo studi della UE l’insieme di tali costi (diretti e indiretti) è stimabile in un valore compreso fra il 10 e il 15% del valore messo a base di gara.
(troppa discrezione e l’ingerenza politica)
– La gestione delle gare spesso non e’ aperta al mercato e crea la costruzione di barriere artificiose finalizzate a restringere la concorrenza e a precostituire esiti di procedure competitive. Le gare sono fonte di potere ove le pubbliche amministrazioni utilizzino la loro discrezionalità non per costruire bandi veramente aperti ma per orientarne gli esiti. Spesso mancano accorgimenti organizzativi e procedurali che evitino la concentrazione, per tempi lunghi, di poteri decisionali nelle mani degli stessi soggetti.
(il caso Consip)
– Di fronte alle polemiche fra governo e enti locali sull’entità dei trasferimenti, Fiorentino enfatizza i risparmi ottenibili con gli acquisti effettuati attraverso la Consip, la società controllata dal Tesoro nata 10 anni fa, che funge da “centrale” degli acquisti per le amministrazioni pubbliche. Su molte voci di spesa si sono ottenuti ribassi fino al 20 per cento. Peccato che gli enti locali non la utilizzino, e solo l’1% degli acquisti passino attraverso Consip, chissa’ perche’?
(e-procurement scarsamente utilizzato)
– Attualmente sono scarsamente adottate innovazioni nelle modalità di acquisto, che comporterebbero l’introduzione in misura più evidente degli acquisti elettronici, con il rafforzamento dell’e-procurement” e di accordi quadro, e massimizzando il processo di centralizzazione degli acquisti (su base Consip), razionalizzandoli nelle fasi di definizione della domanda, con una gestione più efficace dei prodotti e dei servizi acquistati, maggiori economie di scala e benefici di natura organizzativa
Proposta Operativa
a) DRASTICA RIDUZIONE DEI CENTRI DI SPESA da 30.000 a 4.000
Secondo quanto previsto nel post sulla riorganizzazione dello Stato e riduzione dei costi della politica, verrebbero cancellate le provincie ed accorpati i comuni. Queste azioni, unitamente all’accorpamento degli uffici acquisti nell’ambito della stessa istituzione, nonche’ all’abbattimento del numero di enti, porterebbero ad una drastica riduzione dei centri di spesa pari a circa l’85%. Questa azione permettera’:
· di ridurre fortemente anche il numero complessivo di contratti pubblici generati di lavori servizi e forniture stipulati complessivamente ogni anno, verosimilmente da 1.500.000 a 400.000
· Di incrementare il numero di pratiche per centro di spesa da 50 all’anno a 100
· Di incrementare l’ammontare del valore medio unitario per pratica del 200%
b) IMPOSIZIONE AI CENTRI DI SPESA DI UTILIZZARE MASSICCIAMENTE “CONSIP” E L’E-PROCUREMENT, DI FORNIRE OPPORTUNA PIANIFICAZIONE DELLE SPESE E DI ADEGUARDI A STANDARD ORGANIZZATIVI E PROCEDURALI FISSATI SU SCALA NAZIONALE PER OGNI SETTORE
In pratica, cio’ consentira’ di gestire tutte le pratiche “ordinarie”, facilmente pianificabili, a livello di Consip. Tale azione consentira’ un ulteriore accorpamento delle 300.000 richieste d’offerta ordinarie emesse a livello locale, che si tradurranno in 30.000 ordini.
Resterebbero fuori unicamente le richieste “d’urgenza” e quelle “straordinarie”, valutabili in 100.000 ordini emessi dai centri locali di spesa, su cui comunque verra’ imposta la disciplina dell’e-procurement. Chiaramente i centri di spesa locali verranno scoraggiati ad “eccedere con le gare d’urgenza” tramite il taglio dei finanziamenti a quei centri di spesa che abusino di tale pratica.
Conclusioni
Il sistema sopra descritto, e’ implementabile in tempi piuttosto ristretti.
Le conseguenze complessive sarebbero:
Ø Riduzione da 30.000 a 4.000 dei centri di spesa
Ø Riduzione da 1.500.000 a 130.000 ordini,
Ø Passaggio da CONSIP del 75% dell’ammontare ordinato (contro l’1% attuale), ed imposizione dell’e-procurement per il rimanente 25%
Ø Imposizione di procedure e modelli organizzativi che riducano la discrezionalita’
Ø Emissione di Ordini per il grosso delle gare, per quantita’ ed ammontari di 10-100 volte superiori rispetto ad oggi
Ø Diffusione di accordi quadro
Questo sistema avrebbe i seguenti vantaggi:
Ø Minori prezzi di aggiudicazione, e migliori condizioni ottenibili dai fornitori (in termini di qualita’, tempi di consegne e condizioni contrattuali)
Ø Maggiore trasparenza e minore corruzione, in conseguenza della drastica riduzione dei centri di spesa e del fortissimo contenimento della discrezionalita’
E’ evidente che tale sistema scoraggera’ drasticamente anche le pratiche di assegnazione ordini ed appalti del tutto inutili, a solo scopo di favore, pratica che nella PA di oggi, e’ assai praticata.
Al tempo stesso i risparmi ottenibili sono variabili a seconda del bene o servizio acquistato.
E’ conservativo attendersi che l’insieme delle misure di cui sopra possano consentire un risparmio complessivo per l’acquisto di beni e servizi dell’ordine del 15-18%, pari a 10 miliardi, che si sommerebbero ai 15 miliardi gia’ calcolati in precedenti post inerenti a Sanita’ e Difesa.
Link utili