Giuseppe Sandro Mela
Dimostrazione di Disoccupati.
Credo che nessuno voglia mettere in dubbio che il prof. sen. Mario Monti sia uomo d’onore, che mantiene sempre la parola data. Così come presumo che nessuno ne metta in dubbio le capacità organizzative di portare a buon fine ciò che ha annunciato.
Quindi, i documenti ufficiali dello Stato dovrebbero essere presi seriamente, valutati con cura, ritenuti essere cosa certa.
E’ alquanto recente la pubblicazione del Bilancio Semplificato dello Stato per l’Anno 2012.
Esame di alcuni dati.
1. Le entrate dello Stato passeranno dai 450.203 mld del 2011 ai 541.545 mld del 2014: ossia un aumento percentuale del 20.29%., da imputarsi prevalentemente ad una pressione tributaria che passerà dai 414.386 mld del 2011ai 496.085 del 2014.
2. Le spese dello Stato rimarranno in questo arco di tempo quasi stazionarie, evidenziando un aumento percentuale dell’1.9% da 364.509 a 371.583 mld.
3. Le spese per interessi da corrispondere sul debito sovrano passeranno dagli 84.243 mld del 2011 ai 96.483 mld del 2014, con una variazione percentuale di +14.53%.
Considerazioni.
Al 2014 il saldo netto da finanziare risulterà essere +40.758 mld, che dovrebbero esser utilizzati per ripianare il debito sovrano. Il ripiano dovrebbe quindi compiersi in circa 40 anni.
Un incremento tributario del 20.29% sul già alto prelievo fiscale sottrarrà 91.432 mld alle disponibilità di spesa del sistema, da cui una prevedibile ulteriore discesa della domanda interna. Fatto questo che in un’economia già di per sé depressa concorrerà in modo consistente a deprimerla maggiormente.
Si tenga presente che sembrerebbero del tutto verosimili anche incrementi dei prelievi fiscali da parte di Enti locali, quali Regioni e Comuni.
E’ pur vero che la quasi costanza del livello delle spese nel triennio ne riduce le dimensioni in termini di potere di acquisto, ma non sembrerebbe deporre per un’intenzione dell’Esecutivo di ridurre questa voce di bilancio.
Si resta infine alquanto perplessi di fronte alle previsioni relative agli interessi, in aumento del 14.53% dagli attuali 84.243 mld ai 96.483 del 2014. Dal testo non risulta chiaro se questo aumento sia stato previsto nel quadro di una depressione mondiale che induca aumenti sostanziali dei tassi di interesse, opzione peraltro poco probabile date le prese diposizione sia della Fed sia della Bce, che hanno formalmente garantito prestiti continuativi a tassi quasi nulle per tutto questo arco temporale. Forse, é stata maggiormente valutata una continua perdita di credibilità dell’Italia sui mercati, che ben più avrebbero gradito una consistente riduzione della spesa.
Conclusioni.
Sempre che non avvengano mutamenti di rotta, ed anche bruschi, od eventi al momento improbabile pur se sempre possibili, somministrare misure depressive ad un’economia depressa non sembrerebbe essere la più scaltra delle idee.
Un’ultima, fra le tante possibili, considerazioni.
Una troppo elevata pressione fiscale unita ad alti tassi di interesse mette fuori mercato tutte le iniziative imprenditoriali con resa normale. Risulta infatti più remunerativo investire in prodotti finanziari che non nell’economia produttiva. Si tenga presente che, nel fare questo conto, sarebbe inesatto valutare solo la differenza della resa, ma si dovrebbe tener conto anche di tutta la fatica implicita nell’impianto e gestione di un’attività produttiva.
Questo fenomeno, peraltro già noto e ben studiato, sarà potente concausa di liquidazione o fallimento di attività in essere, con decremento delle attese fiscali e tributarie ed ulteriore falcidia dei posti di lavoro. Ciò comporterà la necessità di tagliare la spesa, ma concriteri di urgenza, alla greca, con tutte le conseguenze del caso.
Documenti di utile lettura.
Steinbeck J., Furore.
gsm