Giuseppe Sandro Mela
  
 Questo  post è indirizzato ai non addetti ai lavori. E’ quindi scritto in modo  del tutto conviviale, cercando di evitare termini tecnici. Quindi, per  cortesia, nessuno si scandalizzi. L’argomento sarebbe enorme: per  contenerlo in un post sono state fatte delle draconiane  semplificazioni e sono state omesse parti di grande rilevanza, ma forse  non essenziali. Lo scopo è solo quello di famigliarizzare con alcuni  aspetti di questa problematica.
 
                  Aver abolito lo studio della logica nelle scuole inferiori ha condotto  ad un risultato del tutto negativo: si ignora l’importanza delle  corrette definizioni dei termini e come una definizione debba essere  enunciata.
                  La conseguenza é terribilmente banale. E’ del tutto comune leggere  articoli o sentire discorsi che non definiscono le parole che usano,  affidandosi per lo più all’intuito del lettore. ma questo sarebbe anche  il meno: essendo indefinita la definizione, lo stesso termine assume  significati differenti in differenti punti dell’esposto. Si genera in  questa maniera un’incredibile confusione che concorre potentemente a  lasciare nebulosi concetti che sarebbero davvero semplici, se esposti  con ordine. Questo fenomeno ha il nome tecnico di “circiterismo“.
                  Una conseguenza del circiterismo é il sempre più frequente ricorso a  scambiare la definizione con la descrizione del come una cosa funziona  oppure di cosa essa serva. Un esempio può meglio chiarire ciò che stiamo  per dire. Se entrate in un ufficio e chiede ad un impiegato chi é, lui  vi risponderà quasi invariabilmente riportandovi cosa fa o sta facendo:  «sono il cassiere», «sono il direttore», «sono l’idraulico». Cosa fa,  non chi é.
                  Un esempio alquanto più raffinato, ma più pregnante, potrebbe essere il  seguente: domandiamoci cosa sia una media aritmetica. Domanda banale,  direte: la media aritmetica è la somma dei dati diviso il loro numero (Σx/n).  Ma questo, altro non è che il modo con cui si calcola la media  aritmetica. La definizione suona ben diversa. Definiamo come media  aritmetica quel parametro M che minimizza la somma dei quadrati degli  scarti di una serie di n dati: ossia, [Σ(x-M)*(x-M)]/n = minimo.
                  E’ nella definizione che sono esplicitati i postulati sui quali essa si  fonda. In questo caso, per dirne una, le x devono essere misure  continue, perché per ricavare M si dovrà calcolare una derivata prima.  Ne consegue, inter alias, che dire che, se uno mangia un pollo  ed un altro non ne mangia alcuno, in media si é mangiato mezzo pollo a  testa  é una pura e semplice fesseria, perché i polli sono discreti e  non continui. Non é lecito utilizzare la media aritmetica.
                 Adesso che ci siamo chiariti qualche idea metodologica, torniamo alle banche.
                 La cosa più semplice é andare a consultare un’enciclopedia e leggere cosa dice.
                 Usiamo Wikipedia  perché tutti la usano (avendo in essa l’ingenua fede di un bambino): 
  «La banca è un’impresa privata che fornisce alla clientela mezzi di pagamento e  di intermediazione finanziaria tra offerta e domanda di capitali, i  primi provenienti per lo più dalle famiglie sotto forma di depositi  ovvero crediti (es. risparmi), i secondi richiesti soprattutto dal  settore impresario sotto forma di prestiti per far fronte ai propri  investimenti.»
 
                 Soddisfatti? In caso positivo non proseguite a leggere questo post: non ne capireste nulla.
                  Wikipedia non fa altro che dire cosa fa una banca, non cosa é: quindi,  da quanto essa riporta non si può né sapere cosa sia né perché faccia  ciò che fa, a qual fine. Sembrerebbe quasi che lavorasse esclusivamente a  fine di lucro senza svolgere alcuna funzione socialmente ed  economicamente utile ed indispensabile.
                Definiamo “banca” quell’entità che trasforma il credito a vista in credito a medio-lungo termine.
                  Di seguito tratteggeremo prima la fisiologia e quindi talune patologie  delle banche. Patologie così diffuse da essere diventate parte  integrante della definizione, che ne rimane così ampliata.
                 Ragioniamoci sopra. 
                  Il denaro in conto corrente (o situazioni similari) ha la  caratteristica di essere versabile o ritirabile a vista: il cliente con  un bonifico oppure con un assegno preleva dalla banca un cifra che  trasferisce altrove, secondo opportunità. Oppure, se vive in un paese  civile, il cliente si presenta allo sportello e preleva in contante  quanto ha sul conto. Lo svuota, oppure anche lo estingue, a piacer suo.
                  D’altra parte, quando una persona fisica o giuridica necessita di una  certa somma per finanziare un suo investimento, potrebbe essere un mutuo  per l’acquisto della casa oppure un finanziamento per rinnovare i  macchinari oppure il magazzino, richiede una certa cifra che si impegna a  rendere alla banca con gli interessi ma, soprattutto, in un lasso di  tempo medio-lungo. La durata classica di un mutuo varia da dieci a venti  anni, mentre un finanziamento per attività commerciali od industriali  ha una durata che varia in termini medi dai tre ai cinque anni.
                  Se questo è chiaro, possiamo proseguire cercando di capire come la  banca può operare questa alchimia. Si tratta di comprendere cosa  significhi il timing e la sua fondamentale importanza.
                  In situazioni normali, la massa di denaro depositato e transabile a  vista non ha tipicamente un turnover turbolento. In linea generale, ma  varia da banca a banca e da tempo a tempo, la banca deve tenere liquido  circa un decimo della massa totale per far fronte ai normali ed  improvvisi deflussi, che sono ripianati da nuovi depositi. Quindi, fatto  100 l’ammontare totale dei depositi, può collocarne 90 in prestiti a  medio-lungo termine. Questo meccanismo prende nome di “leva“.  Nel caso portato ad esempio, la leva é eguale a dieci. Si capisce adesso  perché alcune banche, come per esempio quelle svizzere, possono  lavorare con leve molto maggiori: i liquidi che ricevono in deposito  sono smobilitati molto meno vorticosamente rispetto a quelli delle  banche di altre nazioni.
                  Per mettersi al sicuro da improbabili ma possibili ed imprevisti  aumenti dei prelievi, le banche costituiscono una riserva liquida, o  facilmente liquidabile, il cui ammontare é commensurato sulla richiesta  massima logicamente riscontrabile. Un altro modo è costituito da una  particolare forma di finanziamento a brevissimo che consiste in un  prestito interbancario rimborsabile in termini di giorni. Si consideri  anche che il mantenimento di scorte liquide é un costo non indifferente  per l’Istituto di credito, che cerca quindi di minimizzarle.
                  Questa riserva liquida non dovrebbe essere confusa con il capitale o le  riserve della banca. Se la situazione economica fosse florida e  perfetta, da molti punti di vista esso sarebbe del tutto inutile, perché  i versamenti bilancerebbero in brevissimo termine i prelievi o,  comunque, quasi mai sincroni, tutti nello stesso giorno o per cifre di  rilievo. 
                  La funzione di riserve e capitale diventa evidente invece quando la  situazione non è più in equilibrio, per un qualsivoglia motivo.
                 Una prima evenienza da tenere sempre presente è che dei prestiti erogati potrebbero entrare  in sofferenza. La persona fisica o giuridica che ha ricevuto un  prestito non ha più i mezzi per continuare a pagare le rate di rimborso.  In questa situazione la banca registra una perdita secca ed immediata.  Quasi invariabilmente le sofferenze sono irredimibili. Non solo  l’inadempiente non paga qualche rata, ma é del tutto fallito, e non é  più in grado di rifondere alcunché. Se la banca ha erogato il prestito  valutandone attentamente i rischi, si è senz’altro salvaguardata  richiedendo delle garanzie, ma queste spesso sono di realizzo lento nel  tempo, e non sempre completo. Se poi si instaura un contenzioso, i tempi  della così detta giustizia possono essere letali. In periodi di crisi o  depressione, le garanzie potrebbe aver anche grandemente perso il  valore cui erano state stimate.
                 Una seconda evenienza da tenere sempre presente é una corsa agli sportelli, per qualsiasi  motivo essa prenda luogo. Motivata o meno, causa un’immediata e  repentina crisi di liquidità: la banca é illiquida ma solvente.  Tuttavia, se non trovasse liquidità sull’interbancario o altrove,  rischierebbe davvero l’insolvenza, ossia il fallimento. Questo è il  meccanismo principale che porta al fallimento un sistema bancario  coinvolto in una severa crisi economica oppure in una depressione.  
                 Una terza evenienza, da tenere sempre presente é, per le banche che effettuano trading  proprietario, il rimanere coinvolte in una profonda crisi di mercato che  rendesse i titoli in portafoglio così ridotti di valore da obbligare a  cospicui ripiani per i quali servirebbero considerevoli riserve  liquidità, spesso assenti.
                 Una quarta evenienza da tenere sempre presente é subdola, molto subdola. Le banche di un  Paese afflitto da un pesante debito sovrano, delle famiglie e delle  imprese sono quasi invariabilmente costrette per dettame di legge ad  inserire nelle proprie riserve titoli di stato di valore nominale molto  più alto rispetto a quello di mercato. In altri termini, sono obbligate a  tesaurizzare come riserve titoli di scarso o nullo valore, e comunque  sopravalutati nei bilanci od illiquidi se messi improvvisamente sul  mercato per un immediato realizzo. In altri termini, sono costrette ad  erogare denaro fresco e buono allo Stato in cambio di titoli quasi senza  valore. Si noti che in queste situazioni, imponendo lo Stato una sorta  di prelievo forzoso nei confronti delle banche alle quali corrisponde  titoli inconsistenti, sarà lo Stato stesso a spingerle a procurarsi  liquidità senza andare troppo per il sottile, spesso fingendo di non  vedere illeciti o illegalità. Questa evenienza sottomina la solvibilità  dell’intero sistema bancario, rendendolo oltremodo fragile al minimo  transitorio.
                 Questa é la situazione idilliaca. Vediamo ora nella pratica solo qualche altro aspetto, tanto per dare l’idea. Sono forme di patologia bancaria.
                  a. Quasi ogni banca che si rispetti opera un trading in proprio: hanno  ingenti capitali, accesso alle informazioni, e possibilità di investire  in sofisticati sistemi informatici e personale altamente qualificato,  che viene remunerato con una percentuale sulle operazioni positive  compiute. Questo determina alcune conseguenze. In primo luogo, distoglie  capitale dalla sua naturale destinazione, gli investimenti produttivi,  nel settore speculativo. Operazione molto più remunerativa ed a basso  orizzonte temporale. La resa supera di gran lunga quella dei prestiti  alla clientela, e così la banca si trasforma inesorabilmente da  prestatrice a speculatrice. Fino a quando le cose vanno bene, si  intende.
                  b. Per ottenere una maggiore quantità di denaro da investire, la banca  inizia ad emettere titoli virtualmente scollegati da un qualche bene  tangibile. Anche se segnalati come obbligazioni, questi titoli  assomigliano strettamente a delle cambiali emesse sulla sola fiducia.  Per allargare il campo, la banca emette o patrocina una lunga serie di  diverse tipologie di derivati. Un esempio di attualità. Le grandi banche  emettono dei Cds (credit default swaps), ossia un accordo tra un  acquirente ed un venditore per mezzo del quale il compratore paga un  premio periodico a fronte di un pagamento da parte del venditore in  occasione di un evento relativo ad un credito, per esempio un default.  In altri termini, la banca stipula un sorta di polizza assicurativa. Ma i  Cds possono essere legati o meno (naked) a delle obbligazioni, possono  anche essere allocate sul mercato come mero titolo speculativo. Ne  consegue che il valore totale di questa massa di Cds può diventare in  breve astronomica, con un immenso guadagno, perché si incassano le  polizze, ma con un altrettanto immenso pericolo. Il tragico avviene  quando succedesse l’evento: la banca non avrebbe la minima copertura per  far fronte ai propri impegni.
                  c. Quando un banca finanzia un muto da per scontato che il valore  dell’immobile resti costante nel tempo e che solo una limitata  percentuale dei mutuatari esperisca difficoltà nei pagamenti. Ma ciò non  è detto, come dimostra l’esperienza dei subprime. Allora  cartolarizzano, ossia raggruppano un certo numero di mutui immobiliari,  li vendono ad una società di comodo da loro stessi fondata ed a capitale  infimo, che emette obbligazioni basate su questi mutui, li colloca sul  mercato e finanzia così indietro la banca, che ottiene nuova liquidità.  Anche qui il gioco regge se e solo se il sistema economico regge.
                  Non si vuole tediare il lettore con altri esempi. La sostanza in ogni  caso è una sola: tutta questa pletora di debiti allocati nel medio-lungo  termine sono un massa monetaria virtuale enormemente più grande dei  depositi e delle riserve. Fino a tanto che tutto va bene, quasi non ci  se ne accorge, ma appena qualcuno cercasse di monetizzare i nodi vengono  al pettine, per il semplice motivo che non esiste, né può esistere, una  massa monetaria di tale enormità.
                  Questa bolla é in continua crescita, ed un giorno o l’altro é destinata  a scoppiare. L’evento non passerà inosservato. Sia  ben chiaro: non diciamo questa frase quali cassandre acide. La abbiamo  detta perché la gente comune non si faccia trovare con le mani nella  marmellata quando accadrà l’evento.
                      La  definizione che abbiamo dato dovrebbe essere estesa anche a queste  funzioni patoloche, perché sono diventate anch’esse di norma.
                 Adesso possiamo fare alcune considerazioni.
                  0. Considerazione preliminare é che in ogni Stato esiste un ponderoso  corpo giuridico che irreggimenta il sistema creditizio in modo spesso  fin troppo rigido. In altri termini, questo sistema non é libero di  operare secondo convenienza. Si distingua e si discerna bene tra una  lecita e doverosa regolamentazione ed una legislazione che invece  distorce il mercato obbligando gli operatori a scelte anti-economiche,  che deprivano il sistema della libertà di cui dovrebbe godere. Si sono  regolamentate le minuzie senza porre un drastico limite al trading  interno oppure all’emissione di debito non garantito, tanto per fare  solo alcuni esempi.
                  1. Le tanto vituperate banche svolgono un ruolo di fondamentale  importanza nella trasformazione e gestione del credito da brevissimo a  medio-lungo termine.
                  2. Sicuramente è importante un’oculata gestione ed uno scaltro  allocamento dei crediti concessi, tuttavia queste caratteristiche sono  necessarie ma non sufficienti.
                  3. Se varia a qualsiasi titolo il contesto operativo, le banche  rivelano tutta la loro intrinseca fragilità, e sono tra le prime entità a  subire gli effetti di crisi o, peggio, depressioni.
                 4. Un deterioramento della situazione economica comporta invariabilmente l’aumento delle sofferenze.
                  5. Un deterioramento della situazione economica comporta altresì non  solo una riduzione dell’ammontare dei depositi, ma soprattutto un  innalzamento del turnover del liquido, da cui sovraesposizione nell’uso  della leva, che improvvisamente si rivela eccessiva.
                  6. Queste situazioni innescano un circolo vizioso, perché alla  riduzione della massa depositata ed all’innalzamento del suo turnover  consegue immediatamente la necessità di ridurre, anche drasticamente,  l’effetto leva, riduzione che determina ed amplifica una diminuzione  della possibilità di impegni sul medio-lungo termine, con restrizione  del credito a famiglie ed imprese ed un innalzamento dei tassi di  interesse.
                  7. Si comprende infine quanto sia temibile un effetto di panico  incontrollato, con corsa agli sportelli. Al di là della causa che lo  abbia generato, un repentino ritiro delle liquidità depositate può  ridurre in brevissimo termine una banca, peraltro ben gestita e sana, in  una situazione completamente illiquida, ancorché solvente. Di lì l  fallimento il passo è breve, specie poi se le scorte delle banche sono  costituite da titoli sovrastimati e scarsamente appetibili.
                  8. Se quanto su detto dovesse accadere nel bel mezzo di una crisi o,  peggio, durante una fase depressiva, la banca sotto tiro non avrebbe la  possibilità di ricorrere al credito interbancario, perché esausto: di  conseguenza è destinata al fallimento, con tutte le relative  conseguenze.
                  9. Adesso risulta evidente la necessità che la Banca centrale  intervenga ad erogare liquidità alle situazioni illiquide, ma ancora  perfettamente solventi. (Cosa ben diversa da finanziamenti a pioggia).
                  10. L’ideale sarebbe, ma quasi invariabilmente le legislazioni lo  ostacolano od anche espressamente lo avversano, che le banche  riducessero la leva prima di una crisi innalzando nel contempo  le riserve liquide, operazioni quasi impossibili nel bel mezzo  dell’evento economico. Altrettanto utile sarebbe che le banche  tornassero a fare il loro lavoro di prestatrici, abbandonando le  attività speculative e/o assicurative.
                  11. Risulta ancor più evidente l’attuale precarietà del nostro sistema  creditizio. Per attenuare la crisi di liquidità attuale, BCE concede  prestiti, anche molto consistenti,  a scadenza triennale ed a basso  tasso di interesse. Tuttavia questo é un duplice onere per il sistema  bancario: un debito da rendere ed una liquidità che, per tacito accordo,  serve loro per acquisire ulteriori quantità di titoli di stato in odore  di insolvibilità. In una situazione come questa sarebbe illusorio  credere che le liquidità immesse nel sistema vadano a stimolare  l’economia reale.
                  12. Se consideriamo adesso anche gli effetti legati alla  moltiplicazione del debito bancario con generazione di moneta virtuale,  la precarietà del sistema creditizio appare in tutta la sua cruda  evidenza. Il problema monetario si accoppierebbe al timing con un  effetto deflagrante immane.
                  13. Come conclusione operativa, esortiamo a scegliere con cura  l’istituto di credito cui affidare i nostri denari.
                 Conclusioni.
                  Sistema creditizio ed economia reale sono, per definizione, in un stato  di equilibrio metastabile anche in situazioni normali e con banche  sane. Basta ben poco per destabilizzare il sistema, con tutte le  conseguenze. Questa é la ragione per cui i confini tra crisi,  depressioni e default sono davvero labili. Se poi ci si trova, come  adesso, in situazioni economicamente instabili e con banche patologiche,  la possibilità di fallimenti improvvisi é ancora più probabile.
                  Quanto su delineato a grandi linee, e ricorrendo a  super-semplificazioni, dovrebbe essere sufficiente per comprendere gli  attuali problemi del nostro sistema creditizio e della sua sostanziale  precarietà. Nel contempo, dovrebbe servire a rendere molto, molto più  cauti nell’esprimere giudizi tranchant sulle banche e sull’operato delle  Banche centrali. Nel contempo però, é altrettanto chiaro che molti  establishment bancari hanno perpetrato, e tuttora perpetrano, dei veri e  propri crimini economici, ancorché non esplicitamente previsti dai  codici penali.
                  A ben pensarci sembrerebbero essere molto più responsabili i politici  rispetto ai banchieri, anche se è ben noto che gli errori son orfani. Ma  non sarà esente da resposabilità chi avrà depositato i suoi averi in  una banca che presenti le patologie su menzionate.
                 Nota.
                  E’ evidente la super-semplificazione espositiva. Non sono state  considerate le banche di investimento, i problemi delle valute, la  detenzione di titoli esteri, l’esposizione in altri Stati sovrani, la  componente assicurativa che peculiarizza molti istituti di credito, e  così via. Sarebbe suggeribile cercare di evitare i facili quanto stantii  sofismi di rito per concentrarsi sui problemi reali: crediti a  differente timing, intrinseca fragilità del sistema, esagerata  esposizione debitoria. Questo post non surroga un trattato di tecnica  bancaria.
                 Trattati di utile lettura per inquadrare la problematica.
                 Ringraziamenti.
                  Pur essendo l’Autore il responsabile di quanto riportato, nel bene e  nel male, é doveroso ringraziare le numerose persone che hanno  consentito di migliorare nella forma e nella sostanza questo post, anche se non lo condividevano in toto.  Li elenco uno per uno in ordine alfabetico, omettendo i titoli: Baudo  Giovanni, Callegari Mario, Canepa Tullio, Frisiani Duccio, Girardi  Otello, Rebuffo Paolo e Rossi Andrea. Auguro di cuore a tutti i Lettori  di poter avere vicino degli Amici così preparati e di così grande  dimensione umana.
 
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