La Grande Depressione. Reverente omaggio a Hjalmar Schacht.

Giuseppe Sandro Mela
SchachtHjalmar La Grande Depressione. Reverente omaggio a Hjalmar Schacht.
Hjalmar Schacht
  
                La gigantesca statura di Hjalmar Schacht si staglia su tutti gli economisti del secolo passato che si son dovuti cimentare con la Grande Depressione, per il semplice motivo che è stato l’unico a risolverla, ed nel giro di pochi anni.
                Il suo nome é stato oggetto di un tignoso ostracismo e di una conventio ad excludendum difficilmente rinvenibile nella storia, e le sue teorie economiche poco o punto studiate.
                Ciò é accaduto per due motivi.
                Quello tecnico é da addebitarsi alla ritrosia che provano gli economisti a parlare dell’unico che é stato in grado di far emergere la Germania dalla Grande depressione, in un contesto globale sinistrato, nel volgere di pochi anni.
                 Quello politico é legato al fatto che l’allora Governo tedesco ha utilizzato gli stupefacenti risultati di Schacht a fini bellici.
                Occorre quindi operare una drastica separazione tra mezzi e fini. I mezzi sono moralmente ed eticamente neutri: sono solo uno strumento logico e tecnico. I fini invece sono e devono essere sottoposti a giudizio morale ed etico.
                In questo post richiameremo a grandi linee la teoria e la prassi di Schacht, perché conoscerle potrebbe essere, mutatis mutandis, di utilità nell’affrontare la nuova grande depressione cui l’Occidente sta andando incontro. Il fatto che l’autore abbia una componente ebraica dovrebbe preservarlo da possibili misinterpretazioni.
                Si da per scontato che il Lettore conosca bene la storia economica della Grande Depressione ed abbia letto in originale i trattati di Keynes, cui gli epigoni mettono spesso in bocca frasi e concetti che mai si sarebbe sognato di dire o pensare.
                Biografia.
                Hjalmar Horace Greeley Schacht nacque a Tingleff il 22 gennaio 1877 da famiglia ebrea: padre tedesco e madre danese, che erano vissuti a lungo negli Stati Uniti. Studiò medicina e si laureò in economia nel 1899. Notato per la sua cultura, intelligenza e capacità lavorativa da Jokob Goldschmidt, Presidente della Dresdner Bank, vi entrò e nel 1903 ed in soli cinque anni ne divenne il capo nel 1908, a trentun anni. Nel 1905 ebbe modo di fare amicizia con J.P. Morgan. Dal 1908 al 1915 fu Amministratore della Dresdner Bank e nel 1923 fu nominato responsabile economico della Repubblica di Weimar. L’anno successivo assunse la Presidenza dell’allora Reichsbank, carica che tenne fino al 17 marzo 1930, per ritornarvi il 17 marzo 1933. Nell’agosot 1934 fu nominato Ministro dell’Economia e nel maggio 1935 Plenipotenziario generale. mantenne la carica ministeriale con il portafoglio fino al 1937, quindi senza portafoglio. Nel 1939 fu obbligato a dimettersi dalla Presidenza della Reichsbank.
                Internato nel 1943 a Dachau, nel dopoguerra fu incriminato ed imputato al Processo di Norimberga, ove fu assolto da tutti i capi di accusa “per non aver commesso il fatto” ovvero “perché il fatto non sussite”.
                Operato finanziario ed economico.
                La Grande Depressione colpì una Germania politicamente instabile e con Governi molto deboli, oberata dai debiti di guerra, con tassi di disoccupazione che arrivarono ad oltre il 50% ed una svalutazione a sei zeri. Tutto il mondo ne era rimasto colpito, ed il fatto che stesse un pochino meglio della Germania non significa che non fossero immiseriti.
                Schacht dimostrò un mix di cultura, teoria e praticità forse unico nella storia. «The banker who saved his country», «Schacht was an enigmatic man whose motivations often are hard to unravel», «he paints a complex man as driven by a sense of duty that was all too often warped by ambition and hubris»: così lo dipinge Weitz.
                Anche se esporremo didatticamente per punti, l’azione di Scacht é unica, pur articolandosi su disparati settori ma pur sempre in un piano strategico complesso ma realistico. L’unico corrispettivo storico allo stesso livello potrebbe essere Deng Xiao Ping.
                1. Disoccupazione. Oltre a costituire un immenso dramma umano, una disoccupazione oltre il 50% costituita in concreto quanto serio pericolo per l’ordine e la stabilità politica del Paese. A differenza di Roosevelt, che finanziava aziende che curavano quindi grandi opere pubbliche, operazione non priva di attriti e diseconomie, Schacht suggerì di inquadrare i disoccupati in una sorte di organizzazione paramilitare che garantisse un minimo di ordine e la sopravvivenza loro e delle loro famiglie. Questa enorme forza lavoro fu direttamente impiegata in grandi opere infrastrutturali, quali la costruzione di autostrade, aeroporti, stazioni e rete ferroviaria, ma anche e soprattutto direttamente come maestranze nell’industria, che si trovava così ad operare senza alcun costo del lavoro. Appena vi erano segnali di miglioramento, questa organizzazione congedava quelle persone, e solo quelle, che avrebbero potuto essere assunte dall’industria in ripresa. Non erano previsti quindi sussidi di disoccupazione.
                2. Ripresa dei commerci: il baratto ed abolizione della moneta. In una situazione depressiva mondiale i commerci internazionali erano di fatto nulli. Schacht reintrodusse nel sistema economico il baratto, merce contro merce. Da manuale la sua operazione con l’Argentina, all’epoca la principale esportatrice di granaglie e carne ed a quel tempo con l’export azzerato. Con reciproca ampia soddisfazione Schacht iniziò una serie di baratti tra i prodotti industriali tedeschi contro granaglie e carne, stabilendo di volta in volta le equivalenze. Questa operazione concorse a raggiungere diversi obiettivi: la Germania aveva di che mangiare, cosa non da poco dato il momento, l’industria tedesca aveva ordinativi, e quindi iniziava a riprendersi ed a poter riassumere personale e maestranze, l’Argentina usciva rapidamente dalla depressione. Questo sistema evitava ogni forma di intermediazione e l’esportazione di valuta.
                3. I Mefo. Con il progetto Mefo il genio di Schacht raggiunse vette impensabili. Dapprima Schacht fondò la società Metallurgische Forschungsgesellschaft m. b. H. (Mefo) con capitale sociale di un milione di marchi, ben presto azzerato da un’inflazione a nove zeri. Questa società aveva la caratteristica di non esistere: per intenderci, non aveva né sede né personale. Quindi la Mefo si mise ad emettere un gran numero di buoni Mefo, una sorta di cambiali a tre mesi, talora di durata maggiore, che la Reichsbank puntualmente rinnovava, e che potevano girare solo in Germania. Questi buoni erano denominati in una pleiade di valori: dai marchi, a valute straniere, merci, immobili, lavoro, e via quant’altro. La Banca centrale rinnovava questi Buoni secondo “equità”, ossia mantenendone il reale potere di acquisto in funzione dell’uso e dell’utente. Ovviamente, mai a nessuno venne in mente di portare i Mefo allo sconto.
                In buona sostanza, i Buoni Mefo raggiunsero un volume di oltre 12 mld marchi, contro un debito pubblico di 19, senza causare la minima inflazione e sfuggendo, per di più, ad ogni forma di contabilizzazione nel bilancio dello Stato, che tornò nel giro di due anni in pareggio.
                Una discreta parte dei Mefo terminò la sua vita trasformati dapprima in Mefo immobiliari e quindi in obbligazioni a base immobiliare, gradatamente riassorbite nel mercato ordinario. Si noti comunque che, dato il tipo di questa operazione, nessuno aveva interesse a tenere una contabilità degna di quel nome. La stragrande maggioranza dei tedeschi non ne seppe nemmeno della loro esistenza.
                Considerazioni.
                Siamo perfettamente consci che sintetizzare l’opera di Schacht in millecinquecento parole omette per forza di cose molti argomenti ed espone solo per capi, senza un approfondimento critico.
                Tolto dal contesto della Grande Depressione, l’operato di Schacht dovrebbe essere considerato una gigantesca operazione ai limiti della legalità: ma in quel particolarissimo frangente bloccò l’iperinflazione, eliminò la disoccupazione, rimise in moto commerci ed industria, stabilizzò la valuta. Questa é una ulteriore dimostrazione del fatto che i mezzi sono neutri: é il fine per cui sono impiegati che li caratterizza per buoni o cattivi.
                Occorre dare atto a Schacht, oltre alle evidenti doti tecniche, di un equilibrio mentale molto sopra la norma. Aveva capito alla perfezione che in momenti eccezionali si devono usare mezzi eccezionali, da abbandonare rapidamente al normalizzarsi degli eventi. E’ l’accurata scelta della tempistica a rendere grande un economista. Una altra grande dote di Schacht fu l’aver compreso la mentalità del suo popolo, che non vide nulla di male nel ricorso a paramilitarizzare la disoccupazione, vera carta vincente perché eliminò in un amen ogni tensione sociale e ridiede stimolo all’industria.
                Un discorso a parte sarebbe l’uso che i Governati tedeschi fecero delle arti economiche di Schacht: ma proprio perché non sarebbe pertinente al tema di questo post non siamo obbligati a parlarne.
                Conclusioni.
                Mentre il mondo e l’Occidente stanno avviandosi verso un nuova grande depressione potrebbe essere utile considerare se si possa trarre un qualche ammaestramento dall’opera di Schacht. Qui ne riportiamo solo alcuni spunti, sui quali riflettere.
                1. Il problema più drammatico di una grande depressione é la disoccupazione di massa, cui conseguono fame e torbidi sociali. La differenza tra democrazia e dittatura sono sei pasti saltati. La soluzione paramilitare era la più ovvia in quella nazione ed in quell’epoca. Essa presentava diversi aspetti positivi:
                a. Assicurava vitto, alloggio ed uno stipendio piccolo, ma essenziale.
                b. Non era un sussidio, bensì uno stipendio per un lavoro svolto. Più dignitoso e soprattutto produttivo.
                c. Dal punto di vista contabile non si confondeva l’assistenza con altri capitoli di spesa.
                d. Rese possibile eseguire una gran quantità di infrastrutture, dalla rete ferroviaria a quella stradale ed autostradale.
                e. Permise di riqualificare maestranze, mettendole quindi in grado di diventare autonome per una normale assunzione nell’industria.
                f. Sgravò la produzione di tutti gli oneri espliciti ed impliciti del costo del lavoro, consentendo una ripresa e, quindi, la normalizzazione graduale ma vigorosa.
                g. Eliminò alla radice la causa principale dei torbidi sociali.
                Oggi, ed in Europa, la paramilitarizzazione sembrerebbe una via improponibile, ma l’inquadramento in una sorta di “servizio civile” potrebbe essere una strada possibile, da valutarsi con cura nei suoi pro e nei suoi contro. Non é una panacea ed il timing é essenziale.
                2. I Mefo costituirono una liquidità a circolazione limitata, circolare e coatta. Con la loro fantasmagorica duttilità di impiego fornirono all’industria una specie di valuta alternativa non quotata, il cui ammontare non intaccava in nulla il debito sovrano, fornendo nel contempo liquidità abbondante agli operatori. Al di là di chi li volle, a posteriori, identificare esclusivamente come uno strumento per aggirare il Trattato di Versailles, i Mefo riportarono in due anni l’industria tedesca ai livelli produttivi massimi. L’Europa attuale non si rende ancora conto, a parere dello scrivente, di quanto un marchingegno del genere potrebbe esserle di utilità.
                3. Il ritorno al baratto rappresenta significativamente la genialità dell’uomo. Una volta fissati i controvalori merce contro merce, tutta la transazione poteva avvenire immune dalle turbolenze valutarie che caratterizzarono quell’epoca, con reciproca soddisfazione e guadagno, facendo lavorare la produzione a ritmo sostenuto. Questo è un altro escamotage da non sottovalutare. Ciò non vuol dire copiarlo, ma solo utlizzarlo con buon senso.
                4. Per valutare appieno la portata del mix delle soluzioni elaborate da Schacht, si consideri infine che misero in grado l’economia tedesca di reggere senza alcun segno di collasso ai lunghi anni di conflitto.
                 Letteratura suggerita.
Weitz J. Hitler’s Banker. Hjalmar Horace Greeley Schacht.  John Little, Brown, 361pp.
BIS. Monetary policy implementation: Misconceptions and their consequence. 2008
Schacht HH. Confessions of the Old Wizard: The Autobiography of Hjalmar Horace Greeley Schacht. Literary Licensing, Llc. 2011
                Nota.
Finanza e politica. Stefano Sylos Labini. Come la creazione di moneta può creare occupazione. Lo segnalo, perché mi sembra ben fatto e sintetico. Anche se nell’insieme non mi sembrerebbe cogliere significative differenze interpretative della figura di Schacht, questo post contiene alcune differenze di fonti e di interpretazioni che potrebbero complementare la lettura di questo post.
gsm
Tags: