La rimonta di Sarkozy è netta e acclarata. Al primo turno l’inquilino dell’Eliseo è ormai stabilmente in testa sul rivale socialista François Hollande. Sarkozy pescando un po’ dalla Le Pen e un po’ da Bayrou si è riportato in testa e ha approfittato del calo di François Hollande. Il calo dell’ex compagno di Ségolène Royal è dovuto principalmente alla performance del candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon. Mélenchon, ex ministro socialista del governo Jospin fuggito a gambe levate da Rue Solferino dopo la guerra delle Due Dame in quel di Reims ha non solo riassorbito tutta l’ala che si colloca a sinistra di Hollande, approfittando della debolezza dei candidati ecologisti e trotzkisti,, ma sta rosicchiando allo stesso Hollande l’elettorato che alle primarie s’era identificato in Arnaud de Montebourg e qualcosa prende pure a Marine Le Pen.
Nei sondaggi il massone rosso (1) oscilla tra il 12 ed il 15%, ha ormai stabilmente superato Bayrou relegato al quinto posto e lotta voto a voto con Marine Le Pen per la terza piazza in un curioso derby degli opposti estremismi con in palio la medaglia di bronzo. Paradossalmente però il successo di Mélenchon rischia di aiutare Sarkozy e di danneggiare Hollande.
Nelle intenzioni di voto al secondo turno Hollande è sempre avanti, ma il margine si assottiglia di settimana in settimana. Dall’inizio di aprile i quattro sondaggi usciti (Harris; Opinion Way; CSA e IFOP) danno in media un Hollande al 53,2% e un Sarkozy al 46,8%. La media delle stesse quattro case a inizio Marzo dava Hollande al 56% e Sarkozy al 44%. A un mese esatto dal ballottaggio la curva dei sondaggi sta cominciando a far vedere scricchiolii evidenti per Hollande che non beneficia affatto dell’apporto dell’alleato Mélenchon, anzi si rivela controproducente in tre sensi, o meglio si rivela controproducente in tutti i tre principali “bacini di riserva”
1- “Bacino Le Pen”-> Sul grande tema della sfida, ovvero l’Europa e la sua crisi, Mélenchon e la Le Pen sono più vicini di quanto si possa pensare. Sebbene la Marianna populista e il suo omologo rosso non se le mandino a dire, sull’Europa Mélenchon è molto più vicino alla Le Pen di quanto lo sia ad Hollande. Marine è più radicale e categorica “uscita dall’UE e dall’Euro, ritorno al franco il prima possibile”. Mélenchon è un po’ più europeista e non vuole la fine dell’UE ma chiede l’abrogazione del trattato di Lisbona e la messa sotto tutela della BCE. Marine vuole il divorzio, Jean-Luc non vuole il divorzio ma vuole resettare e ripartire da capo. Tra loro Marine e Jean-Luc in questo campo sono più vicini tra loro di quanto lo siano rispettivamente a Sarkozy e Hollande. Se sull’Europa ci sono delle convergenze però su tutto il resto è guerra totale tra gli opposti populismi. Giustizia, istruzione, industria, economia e soprattutto sicurezza & immigrazione sono terreno di scontro totale tra Marine e Jean-Luc. Statisticamente esiste una minoranza “fissa” di elettori del Front National proveniente da sinistra, principalmente operai che fino agli anni ’80 votavano socialista e comunista, che al ballottaggio tornano alla “casa madre”. Nel 2007 difatti il 15% degli elettori di Le Pen senior votò Ségolène Royal al ballottaggio contro il 69% che scelse Sarkozy e un restante 16% di astenuti. Una minoranza statisticamente non trascurabile. Hollande in questo frammento è in linea con la performance dell’ex compagna Ségolène (15-18% ca), mentre Sarkò risultava in caduta libera. La larga maggioranza degli elettori di Marine Le Pen era propensa ad astenersi piuttosto che rivotare il presidente ma, da quando Sarkozy è tornato sulla scena molti di questi astenuti stanno pensando a turarsi nuovamente il naso. E la prospettiva di una Francia consegnata a un Hollande ostaggio di un Mélenchon che indica come priorità un ulteriore allargamento del colabrodo di Schengen e la necessità improrogabile di ulteriore immigrazione nordafricana in un paese in cui i problemi di disoccupazione, sicurezza e integrazione sono già al limite potrebbe convincere molti riluttanti a mettersi la classica molletta sul naso. Difficile che Marine si schieri apertamente col “gemello di Hollande”, ma i suoi elettori potrebbero vincere i mal di pancia pur di non vedere realizzato il programma di Mélenchon
2-Bacino Mélenchon->Anche nel suo stesso bacino la salita di Mélenchon danneggia Hollande. I rapporti tra il pasionario rosso e Hollande sono storicamente pessimi. Quando ancora Mélenchon era socialista fu tra i leader della rivolta interna al Parti Socialiste contro la costituzione UE. Da allora i due si guardano in cagnesco. Ora, Sarkozy nelle intenzioni degli elettori di Mélenchon per il ballottaggio rimane quasi inesistente, intorno al 5% o anche meno. Però son sempre di più gli elettori del populista rosso che proprio non se la sentono di scomodarsi per andare a votare Hollande e nel bacino di Mélenchon la propensione all’astensione nel turno di ballottaggio comincia a salire in maniera perigliosa.
3-Bacino Bayrou->I sondaggi sulle intenzioni degli elettori di Bayrou al ballottaggio variano anche piuttosto marcatamente da sondaggista a sondaggista, ma convergono su un dato, la rimonta di Sarkozy in questo segmento è forte e la prospettiva di una “golden share” di Mélenchon in caso di presidenza Hollande rischia di terrorizzare gli elettori moderati che fino a qualche settimana fa non si facevano alcun problema a schierarsi contro Sarkozy. Nel 2007 gli elettori del centrista dell’Aquitania si spartirono esattamente a metà tra Sarkozy e la Royal. Bayrou non diede indicazioni e ha fatto sapere di aver lasciato la sua scheda bianca il giorno del ballottaggio. Ma nel 2007 Bayrou condusse una campagna di forte apertura alla sinistra e conquistò molti elettori di sinistra moderata approfittando della campagna fortemente di sinistra condotta dalla Royal al fine di prosciugare i trotzkisti colpevoli della batosta di Jospin nel 2002. Gran parte di quelle conquiste a sinistra fatte da Bayrou sono tornate alla casa madre, sicché l’elettorato di Bayrou è meno sinistro di quello del 2007 ma comunque rimaneva refrattario a Sarkozy. La prospettiva di una presidenza Hollande ostaggio di Mélenchon per il candidato più convintamente europeista però potrebbe spingere lo stesso al grande salto. Il Casini d’Oltralpe ha infatti sempre detto categoricamente no a qualunque alleanza coi comunisti e proprio il rapporto con la sinistra radicale ha guastato la possibile intesa del 2007. Ora la prospettiva di un Mélenchon che tiene per le palle Hollande potrebbe addirittura spingere Bayrou a riporre le velleità terzopoliste e fare una scelta di campo in favore dell’odiato Sarkozy. Bayrou per ora smentisce queste voci di ritorno all’ovile che però cominciano a diventare insistenti.
Insomma, Mélenchon rischia di essere effettivamente un boomerang per Hollande. L’alleanza con i comunisti è fatta e firmata da tempo e Sarkozy ora tenterà in ogni modo di convincere gli elettori di Bayrou e della Le Pen che lui è l’unica diga contro un esecutivo social-comunista in cui Mélenchon il rosso potrà spadroneggiare impunemente forte dei numeri elettorali. Se è vero che nelle precedenti esperienze di esecutivi socialisti durante la presidenza di Mitterrand prima e durante la coabitazione Chirac-Jospin poi i comunisti non hanno mai influito più di tanto, è pur vero che in quelle esperienze governative i comunisti d’Oltralpe c’arrivavano in piena crisi di consensi e di identità, stavolta invece c’arriverebbero col vento in poppa.
Mélenchon sarà l’utile idiota di Sarkozy? Il 6 maggio la risposta all’inquietante quesito
GIOVANNI
(1) Dichiaratamente iscritto al “Grande Oriente di Francia”