Farage: Grecia ritorni alla Dracma, non c’è futuro nell’EURO

Nigel Farage, inglese, europarlamentare, leader dell’UKIP (United Kingdom Independence Party), in un intervento del 22 maggio parla dell’Euro, della Grecia e del futuro.
Secondo lui, l’uscita della Grecia dal’Euro è inevitabile, la gente sta letteralmente morendo di fame e non è possibile perseguire la strada della moneta unica, ovunque, ma soprattutto in Grecia.
In risposta viene Georgios Papanikolaou, MEP greco, classe ’77, membro di Nea Demokratia che vaneggia di spaventose svalutazioni della nuova  – eventuale – moneta greca, adducendo come conseguenze drammatiche l’aumento della benzina fino a 3-4 volte. In risposta Farage, fin troppo composto si limita a ribadire che non solo si avranno negatività nell’import ma si avrebbero anche grandi positività nell’export.

In realtà, ogni economista conviene che la “Nuova Dracma” svaluterebbe di un 50-60%, quindi le importazioni sarebbero più costose di quell’importo, non 3-4 volte di più. E’ un discorso che non ha senso quello di Papanikolaou. E’ addirittura folle se si fa con la benzina.
La benzina è piena di tasse, non so in Grecia, ma in Italia il carico fiscale (peraltro salito anche questi giorni) sulla benzina è di circa il 60-70% (vado a memoria). Ciò implica che al massimo è il restante 30-40% che è soggetto alla fluttuazione delle valute e non l’intero importo. Per come si vogliano fare i conti, sarebbe lecito pensare, al massimo, ad un raddoppio della parte pagata in EUR (o più probabilmente USD). Il che porterebbe ad un aumento della benzina di un 30-40%.
Ma questo è solo un aspetto. L’import.
Va considerato anche l’export che ne trarrebbe giovamento. E la storia insegna che se uno dei PIIGS uscisse dall’EUR avrebbe un beneficio per le esportazioni nettamente superiore alle negatività comportate dai maggiori costi delle importazioni. Basta vedere i dati dell’Italia dentro e fuori da EUR o SME. Sono self-evident, non serve commento.

grafico del conto della partite correnti, una delle due voci principali della bilancia dei pagamenti, una sorta di saldo import-export. In parole pavore, se positiva si diventa creditori di altri paesi, se negativa ci si indebita con gli altri paesi.



 
I disastri causati dall’EUR sono sotto gli occhi di tutti, basta volerli vedere. I cosiddetti PIIGS si sono visti distruggere la bilancia commerciale dalla Germania che in parole povere s’è cuccata l’export lasciando i paesi periferici col cerino in mano. Questo è stato possibile perchè storicamente la Germania, per sua natura, ha sempre avuto una moneta forte, uno standard, il Marco. All’opposto, paesi come l’Italia hanno sempre tratto giovamento dalla libera fluttuazione delle valute, svalutando (o rivalutando) all’occorrenza. 
Ogni qual volta l’Italia si è legata agli altri paesi europei ha subìto un collasso nella bilancia dei pagamenti insostenibile, è successo nel 79 (ma dall’85-85 con banda 2,25%) fino al 92  e poi dal 96 (anno del ritorno dell’Italia nel serpentone monetario).
Ogni qual volta la Germania si è legata agli altri paesi europei ha beneficiato di un grande surplus nella bilancia dei pagamenti.
Il surplus attuale della Germania è il deficit dei PIIGS.


Non c’è futuro per l’Italia nell’EUR. Ficcatevelo in zucca. Per dirla con Alberto Bagnai: “non è questione se l’Italia uscirà o meno dall’Euro, la domanda da farsi è quando”. 


Io direi, magari, prima di concludere la svendita dell’argenteria di famiglia, per esempio ora balla il nostro oro, però in tv si parla di calcio-scommesse. E’ scientifico, mica un caso.


Allego video dello scambio Farage-Papanikolaou.


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